David Brun-Lambert
Feltrinelli, 2010
€ 12,00
Nascere in un piccolo paese del North Carolina nel 1933, con la pelle nera, nascere da una madre dura e scostante, da una reverenda battista metodista e da un oscuro figlio di schiavi, nascere senza speranza. Eunice Kathleen Wymon non sembrava venuta al mondo per diventare Nina Simone, ma la sorte le aveva donato bellezza, doti pianistiche fuori dal comune, una sensibilità esasperata, una passionalità irrefrenabile e l’assurda ambizione di riuscire, attraverso il miracolo delle proprie mani, a rendere giustizia a una massa silenziosa di servi infelici.
Il talento, però, non protegge dal dolore, non protegge dalle umiliazioni e dal razzismo dei bianchi, che le impedirono di diventare una pianista classica, non protegge da un amore intravisto come una soluzione liberatoria ma iniziato, subito dopo, con uno stupro e una notte di torture e trasformatosi, in poco tempo, in un matrimonio fatto di geli e di sfruttamento, con un uomo scaltro e impietoso, sfruttatore metodico delle fatiche di sua moglie, al punto da impedirle di dedicarsi alla loro unica figlia.
Questa è stata la vita di Nina Simone, narrata in una biografia densa e puntuale, un avvicendarsi continuo di dolori e beffe del destino ma, non è stata solo questo, non è stata solamente la storia di una vittima. Nina era una diva dal talento folle, continuamente posseduta dagli spiriti e dalle visioni dei suoi antenati, e al tempo stesso accecata dall’ambizione; era una donna che ha lottato alacremente per i diritti del suo popolo, ma era anche una carnefice che nelle sue peregrinazioni, liquidato ormai il marito sfruttatore, ha collezionato relazioni con uomini d’affari spregiudicati e violenti e ha "pregiato" con la sua presenza anche la corte di una delle più spietate dittature che l’Africa abbia mai conosciuto, quella liberiana, nella disperata ricerca di una vita da principesca e senza angustie.
In questo libro, tuttavia, c'è qualcosa in più della narrazione di una vita. C'è la narrazione di un'epoca di speranze e rivoluzioni. Brun-Lambert fa in modo di fornire continuamente coordinate storiche, musicali, letterarie molto precise sull’America del grande risveglio dell’orgoglio nero e scorrono su una pellicola velocissima le istantanee di figure epocali come Martin Luther King, Mohamed Ali, Miriam Makeba, Malcom X, insieme a quelle di piccoli gruppi di movimentisti per i diritti degli afroamericani, per la maggior parte violenti e assetati di vendetta; contemporaneamente, sullo sfondo, passano le immagini dell’Africa, i richiami e le suggestioni ritmiche del paradiso perduto da 15 milioni di schiavi morti nel corso delle terribili traversate atlantiche, fantasmi che si aggirano nelle vite dei discendenti degli altri 15 milioni di schiavi arrivati a destinazione.
Circondata da fantasmi di vivi e presenze di morti Nina Simone, akka fine di una vita piena di incontri e avventure, resta sempre una donna sola: il suo dolore è tutto individuale. Da sola scappa dalla follia e dalla depressione, rifugiandosi, nell’ultima parte della sua vita, nell’ordine della Svizzera e della Francia del Sud, senza esito. La sua natura, i suoi dolori l’hanno condannata a dissipare tutto:l'amore di molti amici, l’affetto di sua figlia e il suo stesso genio, fino al 25 aprile del 2003, giorno del ricongiungimento definitivo con i suoi fantasmi.
ma.me.