Margaret Atwood
Traduzione di Margherita Giacobino
Ponte alle Grazie 2008
€ 20,00
È l’anno 1851. Tra qualche mese compirò ventiquattro anni. È da quando ne avevo sedici che sono rinchiusa qui. Sono una prigioniera modello, non creo problemi. È così che dice la moglie del Direttore l’ho sentita. Sono brava a sentire quel che la gente dice senza farmene accorgere. Se sto abbastanza buona e tranquilla, forse mi lasceranno andare, dopotutto; ma non è facile stare tranquilla e buona, è come stare appesa all’orlo di un ponte dopo che sei già caduta: sembra che non ti muovi, che stai lì a penzoloni, eppure ci vuole tutta la tua forza per stare lì.
Pochissimi capiscono che cos’è veramente da perdonare. Non sono i colpevoli che devono essere perdonati, sono le vittime, sono loro la causa di tutto lo scompiglio. Se solo fossero meno deboli e più attente, se pensassero alle conseguenze, se la smettessero di cacciarsi nei guai, pensi a quanto dolore risparmiato, nel mondo.
Nel 1843 il Canada è scosso da un feroce omicidio. Vittime: un signorotto, Thomas Kinnear, e la sua governante-amante Nancy Montgomery. Imputati: i due servi, James McDermott e Grace Marks. In un processo che divide l’opinione pubblica, la richiesta iniziale di condanna a morte della sedicenne Grace è commutata in ergastolo. Per tre decenni Grace è segregata fra carcere e manicomio, continuando a catalizzare intorno a sé fantasie e interesse di innocentisti e colpevolisti, di pie congregazioni e medici. Fra questi un giovane dottore americano, Simon Jordan, che intende indagare sulla sua possibile insanità mentale e amnesia.
La narrazione in prima persona della vita di Grace si sviluppa in una scrittura precisa e poetica. Intorno a lei e a Simon, personaggi e fatti storici delineano la società dell’epoca, proponendo un affresco prezioso della condizione femminile nell’Ottocento.