Zeruya Shalev
Feltrinelli, 2013
€ 17,00
Una narrazione a tre voci, per un solo interrogativo: che fare di quel che resta della vita?
Per rispondere a questa domanda Hemda Horowitz, costretta in un letto d’ospedale, ripercorre la sua esistenza a partire da quella lontana caduta, di fronte a tutto il kibbutz riunito nel refettorio mentre imparava a camminare, che fece di lei una bambina impaurita, e poi una donna inquieta e incapace d’amare.
Obbligati dal suo ricovero a farle visita, anche i suoi figli, Dina ed Avner, si troveranno a fare i conti con questa madre che non ha amato l’una e adorato l’altro, e a esaminare la loro vita come in un’autopsia in cui non si ricercano le cause della morte, ma del dolore.
Vivono a Gerusalemme. Avner è un avvocato che combatte per i diritti delle minoranze, frustrato per i pochi risultati che il suo lavoro produce e prigioniero di un matrimonio malriuscito; ogni giorno che passa aumenta la poca stima che ha di sé.
Dina, di professione insegnante, è alle prese con il distacco della figlia adolescente, Nitzan.
L’allontanamento della ragazza la trascina in un abisso dove si troverà sola insieme ai suoi rimpianti: il secondo figlio che lei desiderava e che suo marito non ha voluto, il disamore della madre.
Ma il bisogno d’amore è prepotente in Dina; quello che la donna deciderà di fare di quel che resta della sua vita restituirà forza e speranza a lei ed ai suoi cari.
Zeruya Shalev, israeliana, è nata in un kibbutz nel 1959 e vive a Gerusalemme. Ha pubblicato una raccolta di poesie e alcuni romanzi. Una relazione intima (2000) è stato insignito del Golden Book Prize dall'Unione degli Editori Israeliani e dell’Ashman Prize. Tra gli altri titoli pubblicati in Italia: Una storia coniugale (2001) e Dopo l'abbandono (2007).
marinella m.