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lunedì 8 maggio 2017

Il lavoro delle donne nell'antichità


Dalla tela di Penelope alla penna delle monache: il lavoro delle donne nell'antichità
Conferenza di Elena Giannarelli, con proiezione di immagini

venerdì 12 maggio, alle ore 17, in libreria


martedì 2 maggio 2017

Viaggi, fughe, ritorni


Viaggi ottocenteschi, cronache di vita nelle città di frontiera, storie di espatrio e di confino, fughe da prigionie e persecuzioni, momenti di concentramento e di diaspora.
Dagli archivi familiari di Elvira Pajetta e Francesca Taddei recuperiamo alcune storie sul tema del viaggio che coprono un arco cronologico dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra.

Con letture, proiezione di materiale iconografico e aperitivo finale

sabato 6 maggio, ore 16.30
Libreria delle donne di Firenze, via Fiesolana 2/b

venerdì 29 aprile 2016

Domenica 15 maggio, in libreria


Le donne al lavoro tra antico e nuovo
Dalle schiave dell'antichità alle nuove frontiere femminili, dalla guida alpina all'astronauta.

Conferenza di Elena Giannarelli
Introduce Milly Mazzei


Info e prenotazioni 055 5001495 - info@ttctoscana.com

Prenotazione obbligatoria, ingresso gratuito fino a un massimo di 50 persone.
Ai soci Coop sarà applicato lo sconto su tutte le pubblicazioni esposte in libreria.

lunedì 18 aprile 2016

Lo sguardo di Lily



Margaret Forster

La Tartaruga 2012
€ 22,00




La parola devozione richiama la pratica religiosa dei voti, ma è un tipo di rispetto che non rivolge necessariamente gli occhi al cielo. La devozione verso un ideale umano, un orizzonte, una persona, profila un'offerta di sé, un'attitudine di deferenza e lealtà. È una forma di sottomissione scelta, che sorregge dal basso in alto.
La devozione verso una persona si trasforma, di solito, nell'amarla teneramente.
Quando Lily Wilson prende servizio in casa Barrett, nel 1844, come cameriera personale di   Elizabeth Barrett, la sua maggiore preoccupazione è quella di fare al meglio il suo lavoro. Elizabeth è una creatura malata, esce molto raramente dalla sua stanza, di lei si occupano i familiari a turno e a seconda delle necessità.
Wilson è subito affascinata da questa donna che è tanto minata nel fisico, quanto è forte nello spirito. Elizabeth legge e scrive per la maggior parte del giorno e nell'agosto di quell'anno, quando Lily è già al suo servizio, pubblica Poems, e ne regala una copia alla giovane cameriera.
Da quel momento il sentimento che Lily nutrirà per Elizabeth sarà di devozione.
Tra le due donne nasce un rapporto di affetto e complicità che durerà fino alla morte della poetessa.
Testimone dell'amore che nasce tra Elizabeth Barrett e Robert Browning, Lily sarà la loro affidabile complice nell'organizzare il matrimonio segreto, la fuga a Firenze e la sistemazione in piazza S. Felice a Palazzo Guidi, oggi museo in memoria della celebre coppia. Le sarà vicino nei momenti più bui della malattia e la assisterà durante la nascita dell'amato e unico figlio Pen.
Sarà solo dopo la morte di Elizabeth, che Lily riuscirà a guardare avanti, verso una vita tutta sua.
Sullo sfondo di questo intenso romanzo gli ambienti altoborghesi di Londra e Parigi, un ritratto efficace dell'epoca vittoriana e uno sguardo quasi intimo su una delle più conosciute storie d'amore della letteratura.

Di Margaret Forster (1938-2016), romanziera, biografa e critica letteraria inglese, sono stati pubblicati in Italia Lasciando il mondo fuori (2011) e La damigella sconosciuta (2014).
marinella m.

mercoledì 6 aprile 2016

L'usignolo



Kristin Hannah

Mondadori 2016
19,50





Dura sei anni la vicenda delle sorelle Vianne e Isabelle Rossignol, tutti quelli della seconda guerra mondiale, dall'occupazione tedesca della Francia alla fine del conflitto nel maggio 1945. 
Alla morte della madre Vianne è una ragazzina e Isabelle una bambina. Il padre, che porta ancora addosso le ferite della Grande Guerra, è incapace di prendersi cura delle figlie e manda la maggiore nella tenuta di Le Jardine, nel piccolo paese di Carriveau nella Valle della Loira, la minore in collegio.
Le due sorelle sono molto diverse. Quanto Vianne è mite e paurosa, tanto ribelle e indomita è Isabelle. Entrambe sofferenti per la perdita della madre e per l'abbandono da parte del padre, riusciranno a condividere il loro dolore solo alla fine della guerra, che le cambierà entrambe.
Cacciata dal collegio per il suo carattere riottoso, Isabelle sarà ospite della sorella a Corriveau e qui, a sua insaputa, prenderà contatti con il movimento di resistenza Francia Libera che il generale de Gaulle guida dall'Inghilterra.
Vianne, sposatasi giovanissima con Antoine Mauriac, ha una figlia di otto anni, Sophie, e insegna alla scuola elementare del paese. Ha una sola carissima amica, Rachel de Champlain, madre di Sarah e di Daniel, nato da pochi mesi. I mariti di entrambe sono richiamati alle armi e le due giovani donne si aiutano e si sostengono.
La linea Maginot non tiene. Il 14 giugno 1940 le truppe della Wehrmacht occupano Parigi; una settimana dopo il paese è diviso in due: la metà centro meridionale sotto il governo francese con sede a Vichy, il resto del territorio in mano germanica.
Anche a Corriveau arrivano i tedeschi e a Le Jardine si acquartiera il capitano della Wehrmacht, Wolfgang Beck. L'uomo è gentile e cerca, per quanto possibile, di non far pesare la sua presenza, ma viene il giorno in cui obbliga Vianne a compilare la lista degli ebrei stranieri abitanti in paese; col cuore pieno di dolore la donna dovrà scrivere anche il nome di Rachel.
Nella primavera del 1941 Isabelle, ormai membro attivo della resistenza, viene inviata a Parigi e incaricata di far passare nei Paesi Baschi gli aviatori inglesi paracadutati sul suolo francese. Il suo nome di battaglia è, dal suo cognome, Usignolo.
Sarà a Parigi nel luglio del 1942 quando, all'alba del 16 e del 17 luglio, tutti gli ebrei saranno strappati alle loro case dalla polizia francese, stipati nel Velodromo d'Inverno, portati nel campo di transito a Drancy e di lì ad Auschwitz.
Nell'appartamento di avenue de La Bourdonnais, da generazioni di proprietà della famiglia paterna di Isabelle, la attende una sorpresa: suo padre falsifica documenti d'identità grazie ai quali molti riescono ad espatriare e a salvarsi.
Vianne intanto, nel piccolo borgo di Corriveau, superando la sua naturale ritrosia all'azione, compie scelte difficili e coraggiose, sotto gli occhi dell'ufficiale delle SS Von Richter, che spadroneggia in casa sua dopo la partenza di Beck.
La guerra finalmente finisce, lasciando macerie nella vita di ciascuno. Entrambe le sorelle Rossignol, Isabelle consapevolmente, Vianne costretta dalle circostanze, rappresentano le tante donne che, pagando un prezzo altissimo, scelsero di combattere una guerra che non avevano scelto, in nome di un mondo libero e più giusto.

Kristin Hannah, pluripremiata autrice di romanzi, è amatissima negli Stati Uniti. Uscito nel febbraio 2015, L'usignolo è stato per molte settimane al terzo posto nella top ten del "New York Times". È  in corso di pubblicazione in più di trenta paesi.
marinella m.

venerdì 11 marzo 2016

Vite di donne


Vite di donne dall’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano

Memorie, diari, epistolari di donne che dal 1984 hanno trovato accoglienza nell'Archivio e costituiscono una preziosa documentazione per il presente e per il futuro

Conferenza di Alessandra Vannoni.
Introduce Milly Mazzei

a cura di
La Cooperativa delle Donne
in collaborazione con Associazione Fiesolana 2b

Domenica 20 marzo 2016 - ore 17.00
Libreria delle Donne
Via Fiesolana 2/B
Firenze

Ingresso gratuito fino a un massimo di 50 persone, prenotazione obbligatoria.
Ai soci Coop sarà applicato lo sconto su tutte le pubblicazioni esposte in libreria.

Info e prenotazioni
055 5001495
info@ttctoscana.com

giovedì 10 marzo 2016

Una luce quando non è ancora notte



Valentine Goby

Guanda 2015
€ 16,00





Mila ha più o meno vent'anni quando, militante nella Resistenza francese, viene arrestata e, nell'aprile 1944, trasferita dal carcere di Frasnes, nel campo di concentramento di Ravensbrück, in Germania.
Come le altre 400 donne del suo convoglio, non sa dove è diretta né ha idea di cosa la aspetti. Scendendo dal treno si ritrovano in uno spiazzo illuminato da ogni parte tra il latrato dei cani e lo sbraitare delle SS.
Sono assegnate al Block 11 destinato alla quarantena. Le francesi già detenute entrano clandestinamente nel Block, e insegnano alle nuove le parole e le azioni indispensabili per non farsi ammazzare. Non ammalarsi: le malate non superano la selezione e sono le prime a salire sui trasporti neri da cui tornano solo i vestiti. Stare lontano dal Revier (infermeria), dove imperversano il tifo, la scarlattina, la polmonite, e dove, invece di essere curate, sono avviate ai vagoni della morte. Farsi catalogare come Stück  (pezzo) utile al lavoro alla Siemens o in sartoria. Resistere immobili, in piedi, durante l'appello della mattina che dura molte ore, perché anche il battere delle palpebre può portare all'esecuzione immediata.
Quando Mila entra nel Block 11 trova corpi scavati e occhi infossati, e impara altre parole: ascessi, ulcere, lesioni, bubbone, cisti, tumore, erisipela, piaghe da avitaminosi, dissenteria, morsi di cane, bastonate, cancrena, pus.
In un apposito Block  vengono fatte spogliare nude e il peggio non è essere vista, è vedere, vedere le vecchie e le madri che si vergognano. Qui dichiarano le proprie generalità, la professione e lasciano le valigie.  Viene dato loro un vestito e poi le troie francesi rientrano nel Block 11. Sul vestito viene cucito un triangolo, che per loro è quello rosso dei detenuti politici. Alle 3,30 suona la sirena, a seguire l'appello, il caffè, il WC dove sono in fila 35.000 donne, e poi a lavorare.
Mila è incinta, ma per il momento nessuno lo sa. Se ne accorgerà il medico durante la visita obbligatoria. È quel pomeriggio che apprende dei bambini. Fino al gennaio del 1944 le SS facevano abortire le donne all'ottavo mese e i feti venivano buciati all'istante; ora invece nel campo c'è una Kinderzimmer.
Alla fine della quarantena le donne arrivate col convoglio di Mila sono divise in tre baracche. Lei viene assegnata allo scarico delle casse, che, gettate alla rinfusa sui vagoni, contengono ciò che la Germania ha saccheggiato all'Europa. Mila ha paura che quella fatica che le spacca la schiena e la pancia possa uccidere il suo bambino. Teresa, la polacca che divide con Mila il pagliericcio e il suo segreto, la sprona in ogni modo a resistere; di nascosto le prigioniere che lavorano in sartoria, con piccoli avanzi di stoffa trafugati da quelle che scaricano le casse, cuciono vestine e pannolini.
Dopo qualche mese le si rompono le  acque  e l'infermiera la porta nell'infermeria dove Mila partorisce imbavagliata: deve stare in silenzio, le sue urla non devono disturbare il medico nella stanza accanto. Alla fine un esserino di carne le viene appoggiato contro il collo. È coperto di croste e sangue e con cautela Mila lo lava col caffè della mattina.
Quando l'infermiera le chiede il nome del suo bambino, Mila risponde: James. Pronunciando quel nome Mila sente di non essere più Stück dei nazisti, ma di avere qualcosa di solo suo. Quel piccolo rappresenta la possibilità, almeno con la mente, di volare fuori dal campo dove c'è la vita.
Il bambino verrà registrato col numero della madre più un bis:  Langlois James, deportato politico, francese, nato il 29 settembre 1944. Poi l'infermiera le prende il bambino e lo porta nella Kinderzimmer dove i neonati sono assistiti da  Sabine, una bambina che  ha il padre pediatra. Quattro volte al giorno è consentito a Mila di attaccare al seno la sua creatura. Quando le mammelle sono vuote, e accade assai in fretta, i piccoli vengono allattati da altre madri che hanno perso il loro bambino, perché nella Kinderzimmer i neonati sopravvivono al massimo tre mesi. Li uccidono la mancanza di nutrimento,  il freddo, le malattie, i topi. Quel giorno verrà anche per Mila e James, ma quel giorno c'è con lei Teresa che la aiuterà a compiere un grande gesto d'amore e tutte, polacche, francesi, russe, italiane, ungheresi faranno il possibile e l'impossibile per aiutarla.
Da quel momento Mila comincia a scrivere su foglietti sparsi nomi, date, avvenimenti, perché la memoria non la tradisca, perché vuole ricordare tutto.
Il campo sarà liberato dai russi il 30 aprile 1945, ma la guerra, per Mila, finirà il 27 luglio dello stesso anno. A pochi mesi dalla sconfitta tedesca, a Ravensbrück, le deportate arrivarono a essere 45.000.  Tenuto conto dei decessi e dei trasferimenti, sembra accertato che vi furono immatricolate 125.000 donne, delle quali circa 95.000 persero la vita.

Questo libro dovrebbe (deve) essere letto. Le atrocità  perpetrate sulle deportate e sui loro corpi di donna sono di una ferocia insopportabile per chi legge oggi, a settant'anni di distanza. Ma tutto ciò è vero ed è accaduto. Allora dobbiamo raccogliere i foglietti sparsi di Mila e ricordarle, tutte, con amore e compassione.
Ma questo libro ci insegna anche che la solidarietà tra donne, quando è autentica capacità di aiutarsi l'una con l'altra, può diventare un'arma potente, a tutt'oggi necessaria. contro le ingiustizie e le violenze.

Valentina Goby (Grasse, 1974), con Una luce quando non è ancora notte, ha vinto nel 2014 il Prix des Libraires.

marinella m.

lunedì 22 febbraio 2016

Mia amata Yuriko




Antonietta Pastore

Einaudi 2016
€ 16,50




È il 6 agosto 1945 quando tre B29 americani attraversano a tutta velocità il cielo di Hiroshima.
La terra trema e in cielo, preceduta da un bagliore accecante, si alza una nube nera simile a un enorme fungo. In quel momento Yuriko cerca di raggiungere l'ufficio postale che si trova al lato opposto della città, ma anche in quel punto le case si disintegrano, e chi, come lei, non rimane sotto le macerie, si trova ricoperto da una polvere nera.
Anche sull'isola di Etajima, dove la ragazza abita con i genitori e dove fortunosamente riesce a tornare, giunge il boato di quello che sembrava sulle prime un terremoto, e la stessa polvere, portata dal vento, forma come una leggera patina sul terreno.
Yuriko, che ha poco più di vent'anni, è da poco sposata con Yoshi, un giovane ufficiale della marina giapponese del quale da tempo non ha notizie. Il loro è stato un matrimonio d'amore, ma i due ragazzi appartengono a due famiglie di diversa estrazione sociale; lei è figlia di agricoltori mentre lui è figlio di un alto funzionario del governo discendente di samurai.
Sono la contingenza della guerra e l'imminente partenza di Yoshi che consentono la loro unione perché in tempo di pace un matrimonio tra membri di due così diversi ceti sociali non sarebbe mai stato celebrato.
Yoshi, quasi miracolosamente, si salva e torna dalla sua amata Yuriko sull'isola di Etajima, ma non è più lo stesso uomo. Nel giro di pochi mesi la coppia giunge al divorzio.
La prima bomba atomica provocò la distruzione del 98% degli edifici di Hiroshima e fece circa 70.000 morti, ai quali vanno aggiunti coloro che, anche superficialmente colpiti dalle radiazioni, continuarono a morire per molti anni ancora.
Attraverso la storia di Yuriko ... spero di aver dato voce anche a quelle donne – di Etajima, di Hiroshima o di altrove – che sono state doppiamente vittime, ma di cui "si è sempre evitato di parlare".

Antonietta Pastore è traduttrice dal giapponese di Murakami Haruki, Natsume Soseki e Kawakami Hiromi. È autrice  di Nel Giappone delle donne (2004) e Leggero il passo sui tatami (2010).
marinella m.

venerdì 23 ottobre 2015

Séraphine de Senlis



Katia Ricci

Séraphine de Senlis
artista senza rivali

Tufani 2015
€ 14,00

 
Séraphine de Senlis: artista senza rivali è il nuovo saggio (Luciana Tufani editrice) di Katia Ricci, storica dell’arte, appassionata nella ricerca della specificità femminile nelle arti visive e nella vita. “Che cosa desidero vedere che esprima qualcosa del suo e del mio essere donna?”, si chiede Katia, e questo approccio la porta a scrutare e a dare significati a dettagli che magari sfuggono a una lettura “oggettiva“ e comunque mettono in moto la sua soggettività.
Indagando l’interazione arte-vita, dopo l’impressionista Mary Cassatt, un’americana a Parigi, la donna che guarda, e l’inno alla bellezza delle splendide guache, sopravvissute allo sterminio nazista, di Charlotte Salomon, Katia Ricci ci fa conoscere, accompagnate da 48 belle immagini, le straordinarie e inquietanti opere pittoriche di Séraphine Luis (1864-1942). Una donna povera, orfana, non istruita, allevata in un convento di suore, poi domestica nelle case signorili di un piccolo paese della Francia settentrionale, Senlis, artista autodidatta, consapevole del suo essere artista e desiderosa di affermazione, che si autodefinisce mallard, senza rivali.
A dispetto dell’aspetto rozzo, goffo e trasandato, Séraphine ha dentro di sé sensibilità, gentilezza d’animo ed uno straordinario afflato con la natura della quale sa cogliere i fruscii, i sussurri, il farsi e il disfarsi, che sente di dovere esprimere sulla tela. La forma pittorica è insolita, non prospettica e verosimigliante, ma originale, con una sintassi tutta sua.
Chi le ha dato questo compito? Séraphine afferma: La Vergine Maria e gli angeli del cielo.
I compaesani e i datori di lavoro la deridono ma Séraphine prosegue, ispirata e consapevole, apponendo la sua firma a tutti suoi lavori fino al 1936, anno in cui fu tradotta in  manicomio. Da allora non dipinse più perché, diceva Séraphine, l’arte ha bisogno di libertà.
Commenta Katia Ricci: “L’arte era in realtà un modo per esprimere i colori della sua anima, la propria necessità, il proprio essere.”
Il desiderio che le viene dal profondo di esprimere questo suo mondo interiore visionario, nutrito dalla sua ispirazione, ma probabilmente non ignaro dei fermenti culturali e artistici di cui apprendeva ascoltando conversazioni o leggendo frammenti di giornali, la induce a grandi sacrifici, anche a privarsi del cibo, per procurarsi i materiali per dipingere, tele e colori costosi, che poi impasta con olio delle lampade votive, sottratto di nascosto, fango, erbe selvatiche e sangue animale, in un miscuglio noto solo a lei, con un effetto cromatico inconsueto.
Fiori, frutta, piante, alberi, sono i soggetti rappresentati da Séraphine, ma i colori sono insoliti e le forme, non decorative e facili, non naturalistiche, Natura Morta che non corrisponde in natura. Questo induce Katia a soffermarsi, nel cap. V, in una interessante riflessione sul “genere”, riprendendone l’origine dal fiammingo Still-leven, Vita immobile, e sul tempo in cui fiorisce, alla fine del rinascimento, con le prime crepe della visione antropocentrica, simboleggiata dall’uomo leonardesco. “Da allora, le donne ne approfittarono per esprimere una propria visione delle cose.”
Il percorso di Séraphine, scoperta da un importante mercante d’arte, critico e mecenate, Wilhelm Uhde, tedesco, ebreo ed omosessuale, la porta, sia pur con alterne vicende per il sopraggiungere della prima guerra mondiale, alla notorietà, al successo, all’agio.
“Fu questo a peggiorare il suo equilibrio mentale? Ad esagerare il suo disagio interiore? C’è un legame tra creatività e malattia mentale?” Arte e Psicosi è il capitolo (cap. II) in cui viene evocato il legame tra genio e follia ( in specie quella delle donne, da sempre marchiate come pazze se non rispondenti ai canoni maschili imposti), seguendo un filo che ha interessato molti studiosi, in particolare del '900, e, leggendo le opere di Séraphine, Katia commenta: “l’artista riesce a trasformare la rappresentazione di una pianta in un vivente perturbante senza differenze tra il mondo vegetale e il mondo animale: foglie come teste di uccello, bruchi come foglie, alberi che suggeriscono una visione apocalittica”.
In una lettera dal manicomio, descrivendo il suo tormento, Séraphine confida: “Bisogna che io dipinga, bisogna che metta fuori tutto ciò che è nascosto, là nella testa, alla punta delle dita, nella pancia, dove ciò fa sempre male. Bisogna donare la nascita… far nascere… Ecco perché io dipingo vasi sempre così grossi: Sono come dei ventri gravidi… Bisogna che i vasi abbiano grosse sporgenze, come una donna incinta…”. Sono le parole che Katia riprende e interpreta come una possibile chiave di lettura per comprendere il senso profondo di tutta la sua fantasmagorica e quasi caleidoscopica opera pittorica.
Un tuffo inquietante nell’animo femminile che Katia magistralmente ci aiuta a compiere per aiutarci a riemergere attraverso i flutti torbidi delle nostre vite. Un saggio ed una artista da scoprire.
Anna Potito

venerdì 12 giugno 2015

Gostanza e le altre

Le streghe tra storia e leggenda

Guaritrici che curano con le erbe; fattucchiere che preparano intrugli; donne che aiutano a partorire, ma anche ad abortire o ad evitare gravidanze: contro di esse si scatena l’Inquisizione, sostenuta e ispirata da libri, trattati e bolle papali.
Come in molte parti d’Europa, la caccia alle streghe arriva anche in Toscana. La storia di Gostanza da Libbiano, processata per stregoneria nel 1594, è emblematica delle persecuzioni di cui furono oggetto molte donne anche nella nostra regione.

Conferenza di Francesca Taddei, con proiezione di materiale iconografico; introduce e coordina Milly Mazzei

Giovedì 18 giugno 2015, ore 18,00
Libreria delle Donne  Via Fiesolana 2/B Firenze

Ingresso gratuito; è gradita la prenotazione

Info e prenotazioni
055 240384 - eventi.libreriadonne@gmail.com

venerdì 5 giugno 2015

Artemisia



Anna Banti

SE 2015
€ 22,00





 Per quante forme, per quanti modi diversi possa esprimersi il dolore di una intattezza violata, Artemisia me lo fa intendere in quest’aria di sacrificio e di pericolo che fomenta, con i rimpianti di tutti, il suo rimpianto di risuscitata invano. La nostra povera libertà si lega all’umile libertà di una vergine che nel milleseicentoundici non ha se non quella del proprio corpo integro e non può capacitarsi in eterno di averla perduta. Per tutta la vita essa si adoprò a sostituirla con un’altra, più alta e più forte, ma il rimpianto di quell’unica restò: mi pareva, con quei fogli scritti, d’averlo quietato. Ora ritorna più intenso che mai, con un moto di relitto che appare e dispare sull’onda che lo porta, e, a momenti, sembra che l’acqua limpida l’abbia digerito. Scottata mille volte al bruciore dell’offesa, mille volte Artemisia si fa indietro e prende fiato per lanciarsi di nuovo nel fuoco. Così usava un tempo, così usa oggi con me.

domenica 31 maggio 2015

11 giugno, in libreria

Lou Salomé: il fascino irresistibile di una donna
La leggenda di Lou Salomé nasce dal coniugare una forte personalità autonoma – quella di una delle donne più colte ed emancipate dei suoi tempi – con la forma dell’incontro con l’altro, incontro che provoca sia una tensione sia uno scambio tra femminile e maschile. I nomi di Friedrich Nietzsche, Rainer Maria Rilke, Sigmund Freud, insieme a quelli di tanti altri meno noti, rivissuti attraverso l’eccezionale biografia di Lou, ci permettono di penetrare nel mistero della seduzione di una donna che volle risolutamente vivere secondo i suoi desideri e le sue capacità.

Conferenza di Susanna Mati; introduce e coordina Milly Mazzei

Giovedì 11 giugno, ore 18,00
Libreria delle Donne
Via Fiesolana 2/B - Firenze, FI

Ingresso gratuito; è gradita la prenotazione

Info e prenotazioni
055 240384
eventi.libreriadonne@gmail.com

giovedì 28 maggio 2015

Scuola estiva SIS 2015

Felicità della politica/Politica della felicità

La commissione Scuola Estiva SIS 2015 è lieta di presentare il programma della nuova edizione della Scuola Estiva della Società Italiana delle Storiche, che si svolgerà dal 26 al 30 agosto 2015 presso il Centro Studi Cisl (Via della Piazzola 71) a Firenze.
Le iscrizioni sono aperte sino al 31 Luglio 2015.
Scarica il programma e la locandina della scuola
Il tema della nuova edizione
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 12 luglio 2012 (risoluzione 66/281) ha proclamato il 20 marzo giornata internazionale della felicità, riconoscendo la felicità e il benessere come «fini e aspirazioni universali della vita degli esseri umani nel mondo» e pertanto da promuovere come obiettivi fondamentali di politica pubblica. Ma cos'è la felicità? Felicità e benessere possono essere considerati sinonimi? Come siamo arrivati ad accettare nel discorso pubblico l'idea che la felicità sia qualcosa di universalmente desiderato da ogni essere umano? Che rapporto sussiste tra felicità privata e felicità pubblica?
La “ricerca della felicità” compariva già nella Dichiarazione di indipendenza americana del 1776 come parte dei diritti naturali dell’individuo, inaugurando un percorso, travagliato e segnato da profonde contraddizioni, per l’acquisizione di spazi di libertà e di democrazia percepiti da uomini e donne anche come espressione di una felicità della politica, intesa come trasformazione individuale e collettiva e come ricerca dell’utopia.
In una prospettiva storica, individueremo alcuni momenti e contesti geopolitici in cui il nesso tra politica e felicità (ma anche infelicità) ha segnato o segna ancora le vite delle donne, le loro aspettative, i loro desideri. In Italia il Risorgimento e gli anni del femminismo sono significativi dei modi diversi e anche divergenti con cui le donne vissero il nesso tra politica e felicità. La partecipazione femminile è sempre stata caratterizzata da forti emozioni politiche, in cui la gioia poteva nascere anche dal sacrificio in vista della lotta per un obiettivo comune, della speranza di poter partecipare alla costruzione di un mondo migliore. Quella stessa speranza ha mobilitato le energie delle donne indiane in importanti battaglie ambientaliste, nella convinzione che non si dia benessere individuale laddove lo sviluppo è costruito attraverso processi di spoliazione, senza alcuna considerazione per le esigenze della riproduzione sociale e senza rispetto per l'ambiente.
A partire da Amartya Sen e da Martha Nussbaum, ci interrogheremo su un'idea di sviluppo in termini non meramente economici, ma che considerino come sua parte integrante anche il benessere sociale e ambientale.
L'industria della felicità, che punta in chiave neoliberista sul nostro capitale umano e vede le donne come consumatrici e utenti, guarda alla felicità privata e al benessere individuale. Audre Lorde ci aiuterà a riflettere su quanto costa adeguarsi a questo ideale di felicità quando si appartiene a una minoranza, quando i modelli dominanti appaiono oppressivi – come lo sono ancora in molti casi per le donne.
E ancora: quale ruolo ha il lavoro, al quale una parte del femminismo ha affidato un ruolo fondamentale nell'emancipazione e inclusione femminile, nella ricerca di felicità delle donne? Un approccio giuslavorista ci consentirà di delineare le possibili strategie di resistenza e di opposizione alla compressione del benessere personale e collettivo che attraversa il lavoro contemporaneo.

lunedì 18 maggio 2015

24 maggio, in libreria


Mondine in campo
La vita, il lavoro, le lotte delle mondine tra la fine dell’Ottocento e i primi anni Sessanta ricostruite attraverso fonti narrative, iconografiche e storiografiche.

Conferenza di Barbara Imbergamo e Simonetta Soldani, storiche
con proiezione di immagini
Coordina Milly Mazzei

Domenica 24 maggio 2015 - ore 17.00
Libreria delle Donne
Via Fiesolana 2/B
Firenze

Ingresso gratuito fino a un massimo di 50 persone, prenotazione obbligatoria.

Info e prenotazioni
055 5001495 info@ttctoscana.com

sabato 28 marzo 2015

26 aprile 2015, in libreria

Il reverendo americano John Van Ess così definiva Gertrude Bell: Degli Arabi è la regina, se arriva in Paradiso, chiederà perfino ad Allah “Qual è la tua tribù e da dove viene?”
Gertrude Bell (1868 – 1926) è una figura magnetica, che cattura l’attenzione di chiunque la incontri: a Oxford, dove è una delle prime donne a prendere un “Primo” in storia, in Persia, dove comincerà a studiare il poeta nazionale di cui offrirà una traduzione inglese utilizzata ancora oggi nelle accademie, in Turchia, dove collaborerà con un archeologo alla documentazione – unica rimasta – di un sito bizantino, infine in Medio Oriente e nella penisola arabica, dove incontrerà i capi delle diverse tribù, condividendone lo spirito indomito.
Gertrude Bell partecipa alla Conferenza del Cario (1921) che decreta la formazione e definisce i confini del “nuovo” stato-cuscinetto: l’Iraq. Sarà Gertrude a esigere la costruzione di un Museo Archeologico a Baghdad, e qui vorrà essere sepolta.
La storia di Gertrude è una storia di passioni: per la storia, per la conoscenza, per le lingue e le civiltà del medio oriente, ma soprattutto per la propria libertà.

In occasione dell’uscita in Italia del film di Werner Herzog, La regina del deserto, tratto dal libro di Janet Wallach Queen of the Desert, proponiamo una prospettiva diversa, da cui guardare l’incredibile Regina: la sua ricerca storica, che la porta in pochi anni a condividere esperienze e intuizioni con alcuni tra i più brillanti archeologi dell’epoca. L’incontro di Gertrude con l’archeologia è forse ciò che le fa prendere la decisione più significativa: quella di lasciare definitivamente la comodità ingessata dell’Occidente, e buttarsi anima e corpo nelle lunghe cavalcate nel deserto, alla ricerca della sua vera natura.

Domenica 26 aprile 2015 - ore 17.00
Libreria delle Donne Via Fiesolana 2/B Firenze

La regina del deserto
Conferenza di Stefania Berutti con proiezione di materiale iconografico
Coordina Agnese Fusco

a cura di
La Cooperativa delle Donne
in collaborazione con Associazione Fiesolana 2b

Ingresso gratuito fino a un massimo di 50 persone, prenotazione obbligatoria.
Ai soci Coop sarà applicato uno sconto su tutte le pubblicazioni esposte in libreria.

Info e prenotazioni
055 5001495 info@ttctoscana.com

domenica 1 marzo 2015

15 marzo, in libreria


Isabella di Morra: stella avversa
La poesia e la drammatica vicenda umana di Isabella di Morra (1520-1546), poeta petrarchista del Cinquecento uccisa in giovane età da tre suoi fratelli; nonostante l’esiguità del corpus poetico a noi pervenuto (dieci sonetti e tre canzoni scoperti durante l’indagine che seguì l’uccisione), l’interesse attorno all’opera di Isabella di Morra si è venuto accrescendo nel Novecento grazie anche agli studi di Benedetto Croce e di Luigi Baldacci.

Conferenza di Gaetana Rossi, autrice di Stella avversa. Il canzoniere di Isabella di Morra
Introduce Milly Mazzei

Domenica 15 marzo 2015 - ore 17.00
Libreria delle Donne
Via Fiesolana 2/B, Firenze

Ingresso gratuito fino a un massimo di 50 persone, prenotazione obbligatoria.
Ai soci Coop sarà applicato lo sconto su tutte le pubblicazioni esposte in libreria.

Info e prenotazioni
055 5001495 info@ttctoscana.com

martedì 24 febbraio 2015

Vergine giurata


 

Elvira Dones

Feltrinelli 2009
€ 7,50




Hana non ha avuto una vita semplice. Nata e cresciuta nelle montagne maledette, in Albania, ha dovuto sottomettersi alle regole dei montanari, alla sua religione, che per giunta era stata vietata dallo stato, e soprattutto all’importanza dell’onore della famiglia. Ed è proprio per colpa dell’onore che Hana alla tenera età di 20 anni deve cambiare radicalmente la sua vita.
I genitori di Hana sono morti in un incidente d’auto quando lei era piccola e sua zia, che da quel momento si era presa cura di lei, muore improvvisamente . Quando anche suo zio sta per andarsene a causa di un cancro alla gola, Hana, rimasta l’ultima della famiglia, è la sola che può portare avanti l’onore della famiglia. Invece di sposarsi il più velocemente possibile, decide di rendere orgoglioso e felice suo zio negli ultimi momenti della sua vita e diventa un uomo, Mark.
14 anni dopo Mark fugge negli Stati Uniti. Trova un lavoro, compra un appartamentino e con tanta pazienza e non senza problemi risveglia Hana.

Lo prevede il Kanun, la raccolta di leggi consuetudinarie dell’Albania del Nord: una donna può diventare uomo, rinunciando per sempre alla femminilità, se lo vuole, o se il capofamiglia le assegna questo ruolo. Sono perciò una Vergine giurata. Ci chiamano così.

manu

domenica 8 febbraio 2015

15 febbraio 2015, in libreria



I libri di Elena e Patrizia

Che cosa leggevano bambine e ragazze fiorentine negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento.





Conferenza di Elena Giannarelli.
Introduce Milly Mazzei.

Info e prenotazioni 055 5001495.
Orario del servizio prenotazioni
dal lunedì al venerdì ore 9-17
anche sabato 14 febbraio ore 9-17 e domenica 15 febbraio ore 9-12.

La prenotazione è obbligatoria fino a esaurimento dei posti disponibili


La foto è di Monica Matteuzzi