Conversazione con Marek Edelman
Hanna Krall
Prefazione di Gad Lerner
Traduzione di Ludmila Ryba e Janina Pastrello
La Giuntina 2010
€ 12,00
Nella clinica dove ho lavorato in seguito c’era una grandissima palma. A volte mi fermavo lì sotto e davanti vedevo le sale dove stavano i ricoverati i miei pazienti. Erano altri tempi, non c’erano i farmaci di oggi, e gran parte dei malati in quelle sale era condannata a morire. Il mio compito era quello di salvarne il maggior numero possibile e un giorno, sotto quella palma, mi sono reso conto che in fondo era lo stesso compito che là, all’Umschlagplatz. Anche allora stavo al cancello e tiravo fuori degli individui da una folla di condannati.
Mark Edelman, unico comandante della rivolta del ghetto di Varsavia sopravissuto alla guerra, è come rimasto là, al cancello nell’Umschlagplatz, il centro di raccolta ai confini del ghetto, dove ha visto 400.000 ebrei sfilare, ed uno ad uno salire sui vagoni che li porteranno a morire nel campo di Treblinka. Là, come dopo nella sua professione di cardiologo, altro non ha fatto che cercare di arrivare prima del Signore Iddio e salvare vite umane quanto più gli è stato possibile.
In questo libro racconta ad Hanna Krall della vita degli ebrei nel ghetto, della rivolta, della sua professione di medico. Ma non è un eroe e quasi si impunta e recalcitra di fronte alle domande della scrittrice. Sostiene che, in sala operatoria come al cancello nell’ Umschlagplatz, salvarne uno su quattrocentomila è semplicemente ridicolo.
Ma ogni vita rappresenta per ciascuno l’intero cento per cento, allora forse un senso comunque c’è.
Così conclude Hanna Krall, e noi con lei.
marinella m.
Lunedì 31 gennaio alle 17.30, presso la Biblioteca delle Oblate, un'iniziativa per ricordare Marek Edelman (1922?-2009), con Rudi Assuntino, Francesco Cataluccio, Wlodek Goldkorn, Ludmila Ryba e Daniel Vogelmann. Durante l'incontro saranno proiettati il filmato Cronaca dell'insurrezione del ghetto di Varsavia secondo Marek Edelman e un'intervista a Edelman realizzata da Gad Lerner nel 2006.