Daša Drndić
Bompiani 2015
€ 19.00
Gorica in sloveno, Gorizia in italiano, Gorz in tedesco, Gurize in friulano.
Nel palazzo di via Aprica 47, Haya Tedeschi, sola davanti a una scatola rossa piena di fotografie, libretti e vari oggetti, aspetta da sessantadue anni.
Nata il 9 febbraio 1923 a Gorizia/Gorica, proviene da due grandi famiglie, i Tedeschi e i Baar, sudditi della monarchia sburgica, ma giunti molto prima dalla Spagna.
Il 31 ottobre 1944 Haya partorisce Antonio "Toni" Tedeschi. Il padre è Kurt Franz, il giovane nazista di cui si era innamorata, che - ma Haya non lo sa - era già a capo del campo di Treblinka.
Mia piccola ebrea, così non si può andare avanti ... oltretutto a casa mi aspetta la mia fidanzata ... ho ricevuto finalmente il permesso di sposarmi. Per Natale andrò a Düsseldorf, e quando sarò tornato non mi farò sentire. Per favore, non cercarmi.
Il bimbo viene battezzato con il cognome della madre.
Venerdi 13 aprile 1945 Haya porta Antonio, come ogni mattina, all'asilo Duchessa Anna d'Aosta in via Veneto. All'entrata la raggiunge il postino e, nei pochissimi minuti necessari per firmare la ricevuta di una lettera inviatale dai genitori, la carrozzina sparisce come nel numero di un prestigiatore. Non sarà mai più trovata.
Dopo aver cercato e cercato ancora, la giovane donna si chiude nel suo dolore, ed è il vuoto che l'ha invasa che le fa compagnia nelle sue notti insonni popolate di incubi. Ha cinquantatré anni, quando nel 1976 si apre il processo contro gli indiziati per i crimini perpetrati alla Risiera di San Sabba. Haya lo legge sul giornale e dice è giunta l'ora, e si reca a Trieste. Ma il giornale riporta solo pochi nomi, ed è allora che la donna decide di effettuare una sua personale ricerca quando al numero 8 di quella lista trova il nome Kurt Franz.
Quando nel 2006 la Croce Rossa le invia la foto di un uomo grasso e calvo, Haya ha già un consistente fascicolo sul comandante del lager di Treblinka, dove, fino alla chiusura, sorveglia le operazioni col gas. Sempre nel 2006 Haya legge sul Corriere della Sera dell'apertura degli archivi di Bad Arolsen, il più grande archivio della Seconda guerra mondiale, a cui la Germania si era opposta per trent'anni. Ed Haya decide: andrà a Bad Arolsen ad ascoltare gli spiriti che parlano da quelle carte. Finalmente, il 3 luglio 2006, Haya riceve una busta della Croce Rossa internazionale e ... vede il fondo della scatola rossa che le sta davanti da sessantadue anni.
Nel 1998 anche Antonio Tedeschi ha iniziato a indagare sul suo passato...
Con la precisione della storica che riporta i fatti e mette a fuoco le ragioni e gli effetti che portarono agli avvenimenti che sconvolsero il '900, l'autrice corre avanti e indietro nel tempo, allarga lo sguardo su luoghi, persone, perdite e ritrovamenti dipingendo un grande affresco di ciò che accadde in Europa a partire dalla Grande Guerra.
Dall'altra parte con la passione di chi, nel vortice della grande Storia, è interessato alle vite di coloro che di quegli avvenimenti furono le vittime, Daša Drndić ci restituisce la barbarie nazista in tutto il suo raziocinio e la sua crudeltà.
Daša Drndić è nata in Croazia. Laureata all'Università di Belgrado - Facoltà di Filologia, con una borsa di studio Fullbright continua il suo percorso di studi in Teatro e Comunicazione negli Stati Uniti; consegue il dottorato con una ricerca su Sinistra e Protofemminismo all'Università di Fiume (Rijeka). Ha scritto sceneggiati radiofonici, prose e poesie. I suoi romanzi sono stati tradotti in inglese, francese e in alcune lingue slave.
marinella m.
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