sabato 30 ottobre 2010

Mistero doloroso




Anna Maria Ortese


a cura di Monica Farnetti
Adelphi 2010
€ 10,00



…A queste parole, tutta la luce di marina turchese del mattino, svanì completamente e Florì provò un senso di freddo e di miseria mai provato in vita sua. Camminava a fianco di sua madre come si cammina d’inverno sotto un muro, nella neve, e quel muro non finiva mai. Non che ci fosse nulla che dovesse sorprenderla in quelle parole. Si capiva che il principe Cirino dovesse avere una vita splendida e fosse contornato di regine, ma quella parola, quella parola «Ne pensa un’altra», quanto doloroso mistero conteneva! Pensare! «Un’altra» era, per Florì una sensazione di rose rosse nel celeste del mattino! Erano i cavalli, la luce, le piume, la gloria, tutto ciò dove lei non poteva mai arrivare, e dove viveva Cirino…


Mistero doloroso è l’amore e il sogno di un amore. È la Napoli dei vicoli e dei lunghi tratti di mare turchese fino alla collina del Vomero. La Napoli del popolo e de’ Borbone.
Florì, l’unica figlia della sarta Ferrandina e di uno squattrinato artista belga De Gourriex, non aveva voce ma uno strido: una creatura esile e dolcissima, perfetta di lineamenti, così bianca di pelle e nera di capelli, così preziosa e fine, da sembrare irreale. Una strana creatura, irreale quasi quanto Napoli, perduta sotto un cielo di una luminosità di pietra preziosa, raccolta in un silenzio incantato, che riesce a far innamorare persino Cirino, principe annoiato. I due sono i protagonisti di quel gioco magico che è l’innamoramento, fatto d’incontri casuali, certi piccoli gesti, il silenzio di una chiesa. Tutto quello che non è nostro non ci appartiene: tanto lo sfarzo quanto la miseria. Questo però viene annullato quando entrambi si riconoscono nell’istante in cui i loro occhi si incrociano, l’amore che i due non conoscono e da cui restano travolti quando Cirino lascia Napoli. Florì allora si chiude in sé perché aveva peccato, aveva violato il mistero, per trattenerlo così per sempre.
chi una sera di maggio non ha lasciato le strade strette immerse in un odore di marcio e di fiori per entrare in una chiesa dove l'altar maggiore sia coperto di migliaia di bianchissimi gigli, rose e tuberose, non sa cosa siano i sogni, la luce, il dolore.
A.T.

Nessun commento: