venerdì 22 maggio 2009

Prigioniera di Stalin e Hitler



Margarete Buber-Neumann


Il Mulino 1994, 2005
€ 14,00



Il patto Ribbentrop-Molotov del 1939 cambiò il corso della vita di M. B.-N. Tra le pagine più coinvolgenti delle sue memorie rimangono quelle in cui racconta come nel 1940 molti comunisti tedeschi imprigionati nei vari campi sovietici furono raccolti e consegnati a Brest-Litovsk ... alla Gestapo. Da parte di Stalin questo fu probabilmente un gesto unilaterale di buona volontà, perché la Gestapo non gli fornì, indubbiamente per la scarsità di materiale adatto, un corrispondente carico di nemici di Stalin proveniente dai campi hitleriani.
(Victor Zaslavsky)

Scrivendo questo libro Margarete mantiene la promessa fatta alla giornalista polacca Milena Jesenská (Milena. L’amica di Kafka, tr. it. Adelphi 1986,1999) nel campo di concentramento nazista di Ravensbrück. Milena, che aveva capito il valore della testimonianza di Margarete, avrebbe voluto scrivere insieme a lei il libro, intitolandolo L’era dei campi di concentramento, ma morì pochi mesi prima dell’arrivo dell’esercito sovietico. Milena, ascoltando Margarete e offrendole amicizia, la salva dall’isolamento e dalle angherie delle altre detenute comuniste, che non tolleravano i racconti sui gulag tacciandoli di trotzkismo e propaganda antisovietica. Margarete riuscì a sopravvivere grazie a questa amicizia, alla solidarietà con alcune detenute politiche francesi e all’aiuto di una comunista polacca. Solo a Stoccolma - nel 1948 - riuscirà a pubblicare la sua autobiografia (ci vorranno 46 anni per poterla leggere in italiano!). Era difficile, infatti, parlare male dei “liberatori” e denunciare le atrocità che continuavano ad essere commesse nei campi sovietici. Il valore del libro è anche quello di offrire una comparazione tra i campi di concentramento sovietici e quelli nazisti, analizzandone analogie e differenze e rinviando a interrogativi inquietanti su due totalitarismi che hanno funestato il secolo scorso. Leggendo il racconto dell’esperienza diretta di Margarete (due anni di gulag e cinque di lager) riusciamo a vedere nella sua interezza la tragedia dei sistemi totalitari, il loro programma sistematico di distruzione fisica e psichica delle individualità, ma scorgiamo anche il tentativo delle coscienze di opporsi con tenacia a tale degrado e annientamento. Non ho scritto - dice Margarete - per liberarmi dal peso dei miei sentimenti o per sfruttare un fatto che fa scalpore, ma perché ritengo mio dovere far sapere... ciò che può avvenire, ciò che avviene, ciò che non può non avvenire quando la dignità umana è trattata con cinico disprezzo...
Rimane in noi la stessa speranza di salvezza che ha aiutato Margarete a rimanere in vita e a testimoniare poi fino all’età di 88 anni il suo amore per la libertà e la verità.

mm

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