venerdì 5 febbraio 2010

La passione di Artemisia





Susan Vreeland


Neri Pozza 2002
€ 16,50



Un giorno dipinsi due rughe verticali tra le sopracciglia di Giuditta, come aveva fatto Caravaggio, a dimostrazione che per Giuditta era stato difficile uccidere. Il giorno seguente, in tribunale, Agostino mi lanciò un’occhiata minacciosa, perché sapevo che era un assassino, e quel pomeriggio, tornata a casa, cancellai le rughe.
Volevo dare a Oloferne, nell’istante in cui aveva capito che stava per morire, la stessa espressione che aveva avuto Agostino quando lo avevo chiamato assassino.

Allieva del padre Orazio, Artemisia Gentileschi fu una pittrice di grande talento, una tra le poche protagoniste femminili della storia dell’arte europea, la prima donna che riuscì a entrare nella paludata Accademia delle belle arti. Nel 1612, a 15 anni, fu più volte oggetto di violenza carnale da parte del pittore Agostino Tassi, amico e collaboratore del padre. Fu il primo caso di stupro cui fece seguito un processo, per il quale tuttavia Artemisia dovette sottoporsi a torture e umiliazioni. Tassi scontò otto mesi in prigione e alla fine il caso fu archiviato. Artemisia dovette sposarsi e cambiare città – da Roma si trasferì a Firenze –, per lasciarsi alle spalle la vicenda dello stupro, dalla quale, forse, trasse in parte la forza e l’intraprendenza per costruire la propria carriera di pittrice.
In questo romanzo Susan Vreeland interpreta la vita avventurosa della pittrice attraverso le lettere e i documenti di archivio, ma soprattutto attraverso la sua immaginazione viva e uno sguardo sensibile alle sfumature della donna e dell’artista, che, costretta a vivere in un mondo ostile alle donne, riuscì a imporre la propria arte e a difendere la propria libertà. Non è un caso che Artemisia sia stata riscoperta negli anni ’70, divenendo presto un simbolo dell’emancipazione femminile.
Per chi volesse approfondire la conoscenza di Artemisia Gentileschi, oltre alle introvabili Lettere precedute da «Atti di un processo per stupro» (Abscondita 2004), suggerisco altre letture: il romanzo intenso ma rigoroso scritto da Anna Banti, narratrice e storica dell’arte che fa riaffiorare dalla memoria le vicende dell’artista sullo sfondo autobiografico del dopoguerra (Artemisia, Bompiani 1947 e segg.); un altro romanzo, frutto del lavoro della scrittrice francese Alexandra Lapierre, che ripercorre la vita della pittrice ispirandosi a fonti manoscritte e a riferimenti letterari (Artemisia, Mondadori 1999); infine, la biografia curata da Tiziana Agnati e Francesca Torres, con estratti degli «Atti del processo» in appendice, che presenta Artemisia come un’artista dello stesso valore di Caravaggio, Lorenzo Lotto, Rubens (Artemisia Gentileschi. La pittura della passione, Selene 2008).
C.L.

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