domenica 26 gennaio 2014

Bianco e nero












Martedì 28 gennaio 2013, ore 17,30, al Giardino dei Ciliegi (via dell’Agnolo 5, Firenze)
 
Presentazione di Bianco e nero. Storia dell’identità razziale degli italiani
di Gaia Giuliani e Cristina Lombardi-Diop
Le Monnier 2013

Con Gaia Giuliani. Introduce Enrica Capussotti

venerdì 24 gennaio 2014

Memoria 4



Dopo i testimoni
Memorie, storiografie e narrazioni della deportazione razziale

a cura di Marta Baiardi e Alberto Cavaglion

Viella, 2014

mercoledì 22 gennaio 2014

Memoria 3


Anna Foa

Portico d'Ottavia 13
Una casa del ghetto nel lungo inverno del '43

Laterza 2014, € 15,00


La casa al numero 13 del Portico d’Ottavia fa parte di un vasto complesso edilizio sorto nella prima età medievale su resti di età augustea. Rimase a margine del ghetto, anche dopo l’ampliamento che del ghetto aveva voluto papa Leone XII nel 1824. Degli inizi del 1500 è la trasformazione in palazzo signorile di stile rinascimentale con l’ampio cortile interno e il loggiato sorretto da colonne di marmo. Di poco successiva è la costruzione della casa al numero 9, legata alla prima da un unico loggiato al piano superiore. Nei secoli successivi subì ulteriori modifiche in ragione del succedersi della proprietà e delle relative disponibilità e necessità. Oggi è uno splendido palazzo che mantiene la loggia interna sorretta dalle antiche colonne e la scala in marmo che conduce all’ultimo piano.
Nel 1943, quando all’alba del 16 ottobre vi fecero irruzione le SS di Dannecker, durante la razzia del vecchio ghetto di Roma, l’edificio era assai degradato e abitato da poveri ambulanti e piccoli commercianti, tutti ebrei, tranne il falegname, che abitava al piano terreno.
Dalla casa furono presi in trentacinque, e nei mesi successivi, grazie alla collaborazione indispensabile dei fascisti italiani, furono arrestati quattordici dei suoi abitanti, sei dei quali saranno assassinati alle Fosse Ardeatine il 24 marzo del ’44.
In quella famigerata notte furono rastrellate in tutto 1024 persone, delle quali oltre 200 erano bambini. Due giorni dopo partiranno dalla Stazione Tiburtina con destinazione finale Auschwitz: torneranno in sedici, quindici uomini, una sola donna, nessun bambino.
Nel 2000 Anna Foa va ad abitare nella casa in via del Portico d’Ottavia 13 e nasce in lei il desiderio di ricostruire la storia della Casa e le vicende dei suoi inquilini. Per questo quando ho saputo che coloro che avevano abitato nel mio appartamento si erano salvati tutti, ne ho provato un grande sollievo, quasi si fosse trattato della mia famiglia.
Dopo aver consultato negli archivi i documenti conservati dalla grande Storia e con la passione civile che ogni ricerca richiede, Anna Foa entra nel portone, sale e poi riscende, le scale della casa, proprio come devono aver fatto i nazisti di Dannecker.

Recentemente, una pietra d’inciampo, un sampietrino d’ottone che segnalano sulla soglia di una casa la deportazione di uno o più dei suoi abitanti, è stata collocata di fronte al portone. Ricorda solo uno di quei deportati, una donna incinta di nove mesi portata via il 16 ottobre 1943. Per mettervi una pietra per ognuno dei suoi abitanti mandati a morire, non basterebbe lo spazio di un lenzuolo. Che questo sia per voi come quel lenzuolo.

marinella m.

giovedì 16 gennaio 2014

Memoria 2

Loretta Bemporad

Un'ebrea piccola piccola
Storia familiare di una bambina d'altri tempi

Giuntina, 2005
€ 12,00

Quando il 10 giugno 1940 Mussolini annuncia l’entrata in guerra dell’Italia, Loretta ha da poco compiuto sei anni. Ha fatto la prima elementare in casa aiutata dalla zia Matilde e frequenta la seconda alla scuola Giotto, l’unica di Firenze che i bambini ebrei potevano frequentare entrando da via Landucci dove si trovava l’ingresso riservato a loro.
Come molte altre, anche la famiglia di Loretta lascia Firenze e comincia a nascondersi per sfuggire ai fascisti e ai tedeschi, e da Bemporad diventa Bellandi.
Un libro di ricordi: dalla scuola ai giochi, dalla vita familiare a quella della comunità ebraica di Firenze, dalle peripezie della guerra al dopoguerra.
Loretta Bemporad riesce, a tanti anni di distanza, a narrare tutto questo con la delicatezza e il linguaggio della bambina che è stata, infondendo, in chi legge un sentimento raro: la serenità.
Non ultimo merito di Loretta e di questo libro, è anche quello di farci scoprire angoli di Firenze che non ci sono più.
Un libro piccolo … ma non un piccolo libro.
marinella m.



domenica 12 gennaio 2014

I bambini di Gaza


Giovedì 16 gennaio 2014, alle 17.30, al Giardino dei Ciliegi (via dell’Agnolo 5, Firenze), presentazione di

Bambini all’inferno
Da Gaza ai Territori Occupati undici storie d'infanzia

di Cecilia Gentile


Alla presenza dell’autrice.
Introduce Marina Maltoni, Associazione di Amicizia Italo-Palestinese di Firenze - Coordina Clotilde Barbarulli

Nella Striscia di Gaza vivono un milione e settecentomila persone, strette tra il blocco israeliano e l’integralismo di Hamas. Oltre la metà sono ragazzi con meno di diciotto anni, il 44% bambini con meno di quindici. Il libro è nato dal loro incontro con l’autrice, che è entrata nella loro vita, li ha fatti parlare e raccontare. Una sconvolgente inchiesta sulla situazione dei bambini a Gaza e nei Territori Occupati della Palestina: titolari, come tutti, di diritti inviolabili, questi ragazzi sono le vittime incolpevoli della violenza e della guerra.


Iniziativa organizzata da Il Giardino dei Ciliegi, l’Associazione di Amicizia Italo-Palestinese di Firenze e la Libreria delle Donne con l’Associazione Fiesolana 2b

mercoledì 8 gennaio 2014

Memoria 1



Elena Loewenthal

La lenta nevicata dei giorni

Einaudi 2013
€ 17,50




C’è un poi e un prima, e c’è un sempre che Non passa, non passa, non passa per nessuno di noi.

Finita la guerra, tornarono a Parigi. Fernande e André ce l’avevano fatta.
Durante la fuga verso la Costa Azzurra, dall’imbarcazione di fortuna su cui si trovavano, Fernande scorse in lontananza, arrampicata su un promontorio, una casa, e se ne innamorò. In quel momento, con la vita appesa a un filo, si promisero che se l’avessero scampata, quella casa sarebbe stata la loro.
E così fu. André e Fernande si sposarono, la acquistarono e la ristrutturarono.
Mentre lui si rimise nel commercio e ricominciò a vivere, Fernande, trasferitasi nella casa sul mare, aspettava che le giornate si susseguissero una dopo l’altra. Niente e nessuno riusciva a farla sentire davvero viva.  Non era sola: la paura che aveva provato, il dolore e la sofferenza che aveva visto, erano i compagni fedeli dei suoi giorni e delle sue notti.
Fernande e Andrè avevano passato due anni in una villa sulla costa, insieme ad altri disperati che come loro erano ricercati dai nazisti e che, dopo aver vagato da un lato all’altro della Francia, erano approdati su quell’arenile.
Qualcuno aveva visto i propri cari partire per non tornare, tutti si sentivano come animali braccati. Nessuno avrebbe dimenticato.

A Mario e Nuto
Ho due fratelli con molta vita alle spalle,
Nati all’ombra delle montagne.
Hanno imparato l’indignazione
Nella neve di un paese lontano,
Ed hanno scritti libri non inutili.
Come me, hanno tollerato la vista
Di Medusa, che non li ha impietriti.
Non si sono lasciati impietrire
Dalla lenta nevicata dei giorni
                                         Primo Levi


Elena Loewenthal è narratrice e studiosa di ebraistica. Tra i suoi libri ricordiamo Conta le stelle se puoi (2008, finalista al Premio Campiello) e Una giornata al Monte dei pegni (2010, vincitore del premio Chiara). Insegna Cultura ebraica alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e scrive sulla “Stampa”.

marinella m.