martedì 1 dicembre 2015

NEW GEN(d)ERATION


Orgoglio e pregiudizio di genere

Chiara Lalli
Con una postfazione di Paul B. Preciado

Fandango Ebook
Data di uscita: 3 dicembre 2015
Prezzo 1,99 euro


Chi difende i diritti del bambino diverso? I diritti del ragazzino a cui piace vestirsi di rosa? Della ragazzina che sogna di sposarsi con la sua migliore amica? I diritti del bambino queer, checca, lesbo, transessuale o transgender? Chi difende i diritti del bambino a cambiar genere, se lo desidera? I diritti del bambino alla libera autodeterminazione di genere e sessualità? Chi difende i diritti dei bambini a crescere in un mondo che non violenti la sessualità né il genere?

Paul B. Preciado

Al grido “Difendiamo i nostri figli!”, un esercito di uomini e donne spaventati e agguerriti si erge a difesa della nostra presunta natura minacciata da un mostro dalle mille facce e dai mille nomi. È l’Ideologia del Gender.
“La teoria del gender è un’ideologia a sfondo utopistico basata sull’idea, già propria delle ideologie socio-comuniste e fallita miseramente, che l’eguaglianza costituisca la via maestra verso la realizzazione della felicità” (Lucetta Scaraffia,  L’Osservatore Romano), La Società italiana delle storiche aveva già risposto un anno fa alle farneticazioni sull’uso sconsiderato della categoria gender definendola non una teoria (tantomeno un’ideologia), “quanto piuttosto uno strumento concettuale per poter pensare e analizzare le realtà storico-sociali delle relazioni tra i sessi in tutta la loro complessità e articolazione: senza comportare una determinata definizione della differenza tra i sessi, la categoria consente di capire come non ci sia stato e non ci sia un solo modo di essere uomini o donne, ma una molteplicità di identità e di esperienze, varie nello spazio e nel tempo”. Nonostante ciò, gli allarmi e le paure infondate non sono diminuiti, anzi. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un aumento esponenziale di comunicati, iniziative, proposte di scioperi scolastici, richieste di “fare qualcosa” contro questa ideologia che ci vorrebbe tutte e tutti indifferenziati e liberi di scegliere se essere donne, uomini, trans, omo, etero, bisex, casti, indecisi o altre diavolerie che non abbiamo ancora inventato (come se ci fosse qualcosa di male, come se dovessimo obbedire ordinatamente alle Regole Universali Moralistiche decise da qualcun altro). Chiara Lalli ripercorre a ritroso la via del gender per andare a recuperare le origini di una tale confusione di termini, concetti e intenzioni. Una confusione per niente neutrale e che mira al controllo della morale, del comportamento, della sessualità, dell’educazione e dei corpi non conformi. “Sarebbe già abbastanza ingiustificabile usare fantasmi e spauracchi per limitare i diritti, soprattutto perché garantire diritti a tutti non li toglie a nessuno. Ma tutto questo rischia di diventare inutilmente crudele quando è diretto ai bambini e agli adolescenti – scenario non inverosimile se si pensa che uno dei luoghi di scontro è proprio la scuola”.

Chiara Lalli è filosofa e giornalista. I suoi ultimi libri sono Secondo le mie forze e il mio giudizio. Chi decide sul fine vita. Morire nel mondo contemporaneo (Il Saggiatore, 2014) e A. La verità, vi prego, sull’aborto (Fandango, 2013). Scrive per Il Corriere della Sera, Internazionale e Wired.

giovedì 26 novembre 2015

Darusja la dolce



Marija Matios

Keller 2015
€15,50





Tutto il villaggio di Ceremosne pensa che Darusja sia scema, ma per non chiamarla scema la chiamano dolce. Questo perché se ne sta per conto suo, non parla con nessuno e vive come vuole.
Ma Darusja invece capisce tutto. La gente pensa che sia muta, ma non è così: è solo che lei non vuole parlare.
Solamente sulla tomba di suo padre tira fuori la voce, che è diventata un rantolo, ma c'è. Ci va sempre da sola, si porta pane, burro e brinza (formaggio prodotto dai pastori huculi) e nutre lo spirito del babbo per la paura che scompaia. Se lui non le parlasse più, anche lei perderebbe la voce per sempre. Nessuno sa che qui riesce ad aprire le labbra e a pronunciare la parola "Babbo!". Se qualcuno invece nomina la parola caramella, è assalita da un mal di testa feroce che le passa solo se si immerge nell'acqua gelata del fiume o si cala in una buca che ha scavato vicino a casa, e rimane in quel freddo fino a quando la morsa che le stritola il cranio si allenta. Dopo queste terribili emicranie si chiude in casa per giorni, senza mangiare e senza bere.
A un certo punto, arrivato chi sa come e da dove, compare a Ceremosne, Ivan Cvycok, che suona la drimba (scacciapensieri). Per vivere costruisce le drimbe e le vende nei paesi vicini girando per la Bucovina e la Galizia. È un tipo strano e un po' citrullo, pensano gli abitanti del villaggio, ma lui non è stupido. Una mattina, mentre spacca la legna nel cortile della vicina di Darusja, si accorge che anche lei ne è sprovvista. Bbussa alla sua porta, lei lo fa entrare e da allora si stabilisce in quella casa dove nessuno aveva mai messo piede, prendendosi cura di quella dolce creatura.
Allora Darusja portò Cvycok dal babbo al cimitero.
Con Ivan quella donna rimasta ragazza e sola da cinquant'anni, provò fremiti che il suo corpo non conosceva e una notte parlò: "I-va-n-ko!", e l'uomo capì che poteva essere curata e guarita. Ma la gente è invidiosa della felicità altrui... Le premure e le carezze di Ivan avrebbero potuto far ritrovare a Darusja l'amore che non aveva più conosciuto dal giorno in cui qualcuno le aveva offerto la caramella... ma non andò così.
La storia di Darusja inizia in realtà molto tempo prima, quando i suoi genitori, Michajlo e Matronka, erano vivi e si amavano. Ma la gente è invidiosa della felicità altrui...
All'inixio del XX secolo la Bucovina, un altopiano situato nei Carpazi orientali, apparteneva all'impero asburgico ed era, sopratutto nelle campagne, un tutto unico. I suoi abitanti, gli huculi, parlavano indifferentemente tedesco, rumeno, yiddish, ucraino. 
Il 3 novembre 1918, terminata la Grande Guerra, la Bucovina settentrionale fu annessa alla neonata Repubblica Popolare Ucraina, ma quattro giorni dopo la Romania ne riassunse il controllo consolidando il proprio potere su quella terra e il rumeno divenne la lingua ufficiale.
Il secondo conflitto mondiale portò nuovi confini e terribili sciagure. Nel 1940 la Bucovina settentrionale divenne una regione sovietica e la popolazione rimase in balia di due potenze: la Russia staliniana e la Germania nazista, con cui la Romania si era alleata. A quel punto gli ebrei vennero uccisi e i tedeschi, presenti in Bucovina dal XVIII secolo, deportati in massa in Siberia.
Dopo la fine della guerra gli abitanti della Bucovina furono trasferiti a forza nelle miniere e nelle fabbriche dell'Ucraina orientale e della Russia centrale.
Oggi la Bucovina è divisa tra Romania (Bucovina del Sud) e Ucraina (Bucovina del Nord), ma gli huculi, diversi per tradizioni e cultura dal resto della polazione, stanno cercando di allontanarsi dalla Repubblica Ucraina.
In questa regione dove la Storia ha lasciato ferite sanguinanti, il dolore passa di generazione in generazione, e rimane impresso su ciascun individuo, come accade a Darusja, rimasta senza voce.

Marija Matios e nata nel 1959 a Rostock, in Bucovina, vive e lavora a Kiev. Nel 2012 è stata eletta in parlamento nelle file dell'Alleanza Democratica Ucraina.
Darusja la dolce ha vinto il Premio Libro dell'anno 2004 e il principale premio letterario ucraino, il Premio Taras Sevcenko, nel 2005.
marinella m.

venerdì 20 novembre 2015

Insieme per ‘dire’


Martedì 24 novembre 2015, ore 18
Libreria delle Donne - via Fiesolana 2B, Firenze

Persone Libro e Persone detenute
Insieme per ‘dire’

Conclusione del progetto
Leggere è un diritto? - Casa circondariale Mario Gozzini

Incontri fra scrittori e persone detenute dell’Istituto “Mario Gozzini”, Firenze


Leggere è un diritto? è un progetto promosso dalla LILA Toscana e dal CESVOT, ospitato nella sede della Casa circondariale Mario Gozzini
e che ha coinvolto,  nell’anno scolastico 2014-15, le persone detenute attraverso  un proposta di letture e incontri con autori.

Partners: Associazione Donne di carta - Persone Libro di Firenze; Associazione Fiesolana 2b; CETEC onlus (Centro europeo teatro e carcere); Fondazione Sistema Toscana; Associazione volontariato penitenziario onlus; CNCA – Coordinamento nazionale comunità di accoglienza; Comune di Firenze – Servizio Biblioteche; Robert F. Kennedy Human Rights Center; UCPI – Unione camere penali italiane.
Sostenitori: CEPELL – Centro per il libro e la lettura; Garante per i diritti dei detenuti a Firenze; Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria. Consulenza letteraria Casa dell'autore, Firenze.

lunedì 9 novembre 2015

Nel fiore degli anni



Più vecchie, più sagge, più felici

India Knight

Astoria 2015   
€ 17,50




Hai davati a te un intero terzo della tua vita. Non è una fine: è un eccitante nuovo inizio.

domenica 8 novembre 2015

Domenica 15 novembre, in libreria




Séraphine de Senlis
Artista senza rivali

Domenica 15 novembre 2015, ore 17.00

Conferenza di Katia Ricci, storica dell’arte, con proiezione d’immagini
Introduce Milly Mazzei





Con un’appassionata e amorevole lettura delle immagini di molte opere, Katia Ricci ricostruisce l’origine della presenza vitale e potente della natura nei quadri di Séraphine de Senlis (1864-1942), ne insegue la sensibilità e i turbamenti. Katia immagina l'infanzia dell'artista, delinea il contesto in cui visse, si interroga sulla spinta a dipingere che considera di natura spirituale. «L’arte era un modo per esprimere i colori della sua anima, la propria necessità. Dipingere per essere».

 
Ingresso gratuito fino a un massimo di 50 persone, prenotazione obbligatoria.
Ai soci Coop sarà applicato lo sconto su tutte le pubblicazioni esposte in libreria.

Info e prenotazioni
055 240384
eventi.libreriadonne@gmail.com

E tu non sei tornato


 
Marceline Loridan-Ivens

Traduzione di Monica Capuani

Bollati Boringhieri, 2015
€12,90



Quando, nel 1944, Marceline viene portata a Drancy, insieme al padre, ha 16 anni. Da Drancy, il più importante campo di transito per gli ebrei catturati sul suolo francese, partono i convogli per Auschwitz-Birkenau.
Tu forse tornerai perché sei giovane, io invece non tornerò. Quella profezia si è impressa dentro di me in maniera tanto violenta e definitiva quanto la matricola 78750 sul mio avambraccio sinistro, qualche settimana dopo.
Lui sarà internato ad Auschwitz, lei a Birkenau che allora non era un'unica località: il primo campo era ai margini di una cittadina, il secondo in mezzo alla campagna.
Solo pochi prigionieri potevano circolare, ma un giorno un detenuto elettricista le recapita un biglietto di suo padre. Di quel biglietto che dimostrava che era ancora vivo, Marceline, per tutta la vita, ricorderà solo l'inizio, mia cara figlioletta, e la firma Schloime. Marceline passa da Birkenau a Bergen-Belsen e infine a Theresienstadt.
Oggi Marceline ha ottantasette anni e ancora conserva quel pezzetto di carta sporco e strappato da una parte, che allora le servì per continuare a sperare e vivere.
La profezia di suo padre si avverò e soltanto lei tornò. Quando arriva a Parigi sua madre non va a prenderla alla stazione, né la cerca all'Hotel Lutetia, diventato dopo la Liberazione il centro di smistamento dei sopravvissuti; sarà lei che le telefonerà più volte e, quando alla fine risponde, Marceline comprende dal suo tono di voce che il padre non è tornato a casa.
Fino a quando l'hotel la può tenere, Marceline rimane li, perché lì si può ancora sperare, mentre si ascoltano le storie degli altri, lontano dalla vita che dall'altra parte della strada chiedeva solo di riprendere, piena di silenzi, di assenti, di finzioni. La vita in cui tu non c'eri.
Ricordandole quanto è fortunata ad avere ancora una famiglia la mettono sul treno che la riporta a Bollène. Ma io ero aggrappata a te, cioè al nulla.
Anche alla stazione di Bollène sua madre non c'è, trova uno zio e uno dei suoi fratelli. A piedi e in silenzio si dirigono verso il castello di Gourden, che il padre aveva acquistato convinto che dalla Francia non sarebbe stato cacciato come dalla Polonia. In quel castello che viene loro confiscato la sera stessa dell'arresto, e restituito dopo la guerra, sua madre la accoglie senza calore. Era una donna generosa e irascibile che aveva sempre preferito i figli maschi alle femmine. Aveva lasciato che fossi tu a rappresentare per noi sia la tenerezza che l'autorità.
Quello che avrei voluto al mio ritorno era che mi trattassero come le orfane. Le avevano alloggiate al sanatorio, erano ancora insieme ed io pensavo a loro... quella era la mia famiglia.

Il documento ufficiale di morte di Szlhama Rozenberg arriva al castello il 12 febbraio 1948. Deportato da Drancy ad Auschwitz il 13 aprile 1944, di lì trasferito a Mauthausen e poi a Gross-Rosen. Nel 1948 sua madre si risposa.
Negli anni successivi Marceline per due volta cerca di togliersi la vita. Troverà serenità nel matrimonio con il regista Joris Ivens, del quale condivide la passione politica e l'impegno civile.
Ho vissuto perché tu volevi che vivessi. Ma spero, se la domanda (...pensi che abbiamo fatto bene a tornare dai campi?) mi verrà posta a mia volta un attimo prima di andarmene, saprò rispondere sì, perché ne è valsa la pena.
L'intensità di questo libro, scritto sotto forma di lettera al padre, ne fa una delle testimonianze più toccanti e forti sulla Shoah.

Marceline Loridan-Ivens (1928) è ebrea di origine polacca. Ha scritto e diretto il film La Petite prairie aux bouleaux, con Anouk Aimée, basato sulla sua esperienza di deportata. È stata attrice e scenografa in collaborazione con il marito Joris Ivens ‒ considerato uno dei maggiori documentaristi del XX secolo ‒ e autrice a sua volta di numerosi documentari. Da anni si dedica a raccontare la sua esperienza in tutte le scuole di Francia.
marinella m.

sabato 24 ottobre 2015

Storie al muro




Maria Luisa Meneghetti

Storie al muro
Temi e personaggi della letteratura profana nell'arte medievale


Einaudi 2015
€ 85,00

venerdì 23 ottobre 2015

Séraphine de Senlis



Katia Ricci

Séraphine de Senlis
artista senza rivali

Tufani 2015
€ 14,00

 
Séraphine de Senlis: artista senza rivali è il nuovo saggio (Luciana Tufani editrice) di Katia Ricci, storica dell’arte, appassionata nella ricerca della specificità femminile nelle arti visive e nella vita. “Che cosa desidero vedere che esprima qualcosa del suo e del mio essere donna?”, si chiede Katia, e questo approccio la porta a scrutare e a dare significati a dettagli che magari sfuggono a una lettura “oggettiva“ e comunque mettono in moto la sua soggettività.
Indagando l’interazione arte-vita, dopo l’impressionista Mary Cassatt, un’americana a Parigi, la donna che guarda, e l’inno alla bellezza delle splendide guache, sopravvissute allo sterminio nazista, di Charlotte Salomon, Katia Ricci ci fa conoscere, accompagnate da 48 belle immagini, le straordinarie e inquietanti opere pittoriche di Séraphine Luis (1864-1942). Una donna povera, orfana, non istruita, allevata in un convento di suore, poi domestica nelle case signorili di un piccolo paese della Francia settentrionale, Senlis, artista autodidatta, consapevole del suo essere artista e desiderosa di affermazione, che si autodefinisce mallard, senza rivali.
A dispetto dell’aspetto rozzo, goffo e trasandato, Séraphine ha dentro di sé sensibilità, gentilezza d’animo ed uno straordinario afflato con la natura della quale sa cogliere i fruscii, i sussurri, il farsi e il disfarsi, che sente di dovere esprimere sulla tela. La forma pittorica è insolita, non prospettica e verosimigliante, ma originale, con una sintassi tutta sua.
Chi le ha dato questo compito? Séraphine afferma: La Vergine Maria e gli angeli del cielo.
I compaesani e i datori di lavoro la deridono ma Séraphine prosegue, ispirata e consapevole, apponendo la sua firma a tutti suoi lavori fino al 1936, anno in cui fu tradotta in  manicomio. Da allora non dipinse più perché, diceva Séraphine, l’arte ha bisogno di libertà.
Commenta Katia Ricci: “L’arte era in realtà un modo per esprimere i colori della sua anima, la propria necessità, il proprio essere.”
Il desiderio che le viene dal profondo di esprimere questo suo mondo interiore visionario, nutrito dalla sua ispirazione, ma probabilmente non ignaro dei fermenti culturali e artistici di cui apprendeva ascoltando conversazioni o leggendo frammenti di giornali, la induce a grandi sacrifici, anche a privarsi del cibo, per procurarsi i materiali per dipingere, tele e colori costosi, che poi impasta con olio delle lampade votive, sottratto di nascosto, fango, erbe selvatiche e sangue animale, in un miscuglio noto solo a lei, con un effetto cromatico inconsueto.
Fiori, frutta, piante, alberi, sono i soggetti rappresentati da Séraphine, ma i colori sono insoliti e le forme, non decorative e facili, non naturalistiche, Natura Morta che non corrisponde in natura. Questo induce Katia a soffermarsi, nel cap. V, in una interessante riflessione sul “genere”, riprendendone l’origine dal fiammingo Still-leven, Vita immobile, e sul tempo in cui fiorisce, alla fine del rinascimento, con le prime crepe della visione antropocentrica, simboleggiata dall’uomo leonardesco. “Da allora, le donne ne approfittarono per esprimere una propria visione delle cose.”
Il percorso di Séraphine, scoperta da un importante mercante d’arte, critico e mecenate, Wilhelm Uhde, tedesco, ebreo ed omosessuale, la porta, sia pur con alterne vicende per il sopraggiungere della prima guerra mondiale, alla notorietà, al successo, all’agio.
“Fu questo a peggiorare il suo equilibrio mentale? Ad esagerare il suo disagio interiore? C’è un legame tra creatività e malattia mentale?” Arte e Psicosi è il capitolo (cap. II) in cui viene evocato il legame tra genio e follia ( in specie quella delle donne, da sempre marchiate come pazze se non rispondenti ai canoni maschili imposti), seguendo un filo che ha interessato molti studiosi, in particolare del '900, e, leggendo le opere di Séraphine, Katia commenta: “l’artista riesce a trasformare la rappresentazione di una pianta in un vivente perturbante senza differenze tra il mondo vegetale e il mondo animale: foglie come teste di uccello, bruchi come foglie, alberi che suggeriscono una visione apocalittica”.
In una lettera dal manicomio, descrivendo il suo tormento, Séraphine confida: “Bisogna che io dipinga, bisogna che metta fuori tutto ciò che è nascosto, là nella testa, alla punta delle dita, nella pancia, dove ciò fa sempre male. Bisogna donare la nascita… far nascere… Ecco perché io dipingo vasi sempre così grossi: Sono come dei ventri gravidi… Bisogna che i vasi abbiano grosse sporgenze, come una donna incinta…”. Sono le parole che Katia riprende e interpreta come una possibile chiave di lettura per comprendere il senso profondo di tutta la sua fantasmagorica e quasi caleidoscopica opera pittorica.
Un tuffo inquietante nell’animo femminile che Katia magistralmente ci aiuta a compiere per aiutarci a riemergere attraverso i flutti torbidi delle nostre vite. Un saggio ed una artista da scoprire.
Anna Potito

venerdì 16 ottobre 2015

Un mondo senza noi

 

Manuela Dviri

Piemme 2015
€ 17,50






Tra Padova e Ancona, tra l'Italia e Israele, tra ricordi personali e documenti ufficiali, tra feste e lutti, Manuela Dviri narra le vicende delle famiglie dei suoi genitori prima e dopo la Vergogna, il varo e l'applicazione delle leggi razziali in Italia, e prima e dopo l'Orrore, la Shoah.
Tra la tranquillità del prima, lo smarrimento e ritrovamenti del dopo, dedica alcune pagine all'anno 1998, quello in cui perse il figlio Ioni mentre prestava servizio militare nell'esrcito israeliano.

Nell'aria c'è il profumo dei frutti dorati dell'albero di guyava che saranno maturi tra una settimana e non ho il coraggio di dire di no ad Avraham, che vuole andare a trovare Ioni  all'ombra del grande ficus, terzo nella fila di tombe militari coperte di pietra chiara del cimitero di Tel Aviv, detto anche con dolorosa ironia "la città dei ragazzi".
Seduta su un muretto penso a quel mio e suo figlio che non abbiamo più, ai grandi occhi neri e alle mani forti di Ioni. Nei rari momenti in cui mi permetto di  immergermi nel suo ricordo o nel pensiero di quello che è - e quello che avrebbe potuto essere - il dolore è quali insopportabile. Ed è solo mio, solo mio. Da non poter o voler dividere con nessuno.


Dalla morte di Ioni, Manuela Dviri, che vive a Tel Aviv ma trascorre lunghi periodi in Toscana, si impegna attivamente per la pace ed esprime il suo dissenso alla politica del governo.
La sua mobilitazione detta delle "Quattro Madri", con azioni di protesta contro la guerra in Libano in corso proprio proprio nel 1998, condurrà al ritiro dell'esercito israeliano dal territorio libanese. Venne allora indicata da un quotidiano israeliano come una delle 50 donne che hanno cambiato la storia d'Israele.
Sul fronte umanitario, ha fondato all'interno del Centro Peres per la Pace il progetto "Saving Children", che ha curato in dieci anni diecimila bambini palestinesi negli ospedali israeliani.
Ultimamente ha partecipato all'incontro in Vaticano tra Shimon Perez e Abu Mazen. Come giornalista, ha collaborato con varie testate israeliane e con il Corriere della Sera, la Gazzetta dello Sport, Gq, Traveller e Vanity Fair. È autrice di vari libri in ebraico e di un'opera teatrale portata in scena da Ottavia Piccolo.
marinella m.

martedì 13 ottobre 2015

Troppa importanza all’amore




Valeria Parrella

Einaudi 2015
€ 14,00





Anche il sole avanzava, allora chiusi gli occhi e rimasi così, senza alcun peso: scoprivo che alla festa siamo tutti invitati a partecipare, ma quello che più importa è come ti senti il giorno dopo.
Tienimi alla giusta distanza da quelli che amo, Dio, cazzo.​
Si è persone come un sacco di persone che danno troppa importanza all’amore.


Nelle storie di Valeria Parrella le relazioni umane sono declinate in un continuo oscillare di forza e fragilità. L’attrazione paralizzante di una donna per il cameriere della pizzeria che da sempre la serve. La paura di un padre che osserva da lontano il figlio problematico che soffre, ma che ha voglia di farcela. L’immobilità del carcere a vita. La morte. Il tradimento.
Un libro che non racconta l’amore ma la vita.
 A.T.


venerdì 2 ottobre 2015

Sono un fascio di relazioni...



Sono un fascio di relazioni, un continuo, un fluire, le porto tutte con me.  (Paolo Jedlowski)
        




Laboratorio autobiografico sul tema della “relazione”

Martedì 27/10, 3/11, 10/11, 17/11, 24/11 ore 17:30-19:30

Muniti di carta e penna rifletteremo in un ottica autobiografica sul tema della relazione in senso ampio: le nostre relazioni con le persone, gli oggetti, il luoghi, gli animali, le varie parti di noi stessi, le situazioni… Relazioni forti, fragili, nutrienti, mutevoli, complesse …
Relazioni che ci hanno plasmato, trasformato e che ci accompagnano. Relazioni piene di poesia nascosta fra mille pieghe? Relazioni apparentemente poco poetiche, da “poeticizzare” con lo sguardo inedito della scrittura, del racconto, che rinnova la realtà, anzi, costruisce una nostra nuova realtà…

Il laboratorio sarà condotto da Corinne Voss, germanista, co-fondatrice e presidente dell’associazione Start, si occupa da anni dell’organizzazione di eventi culturali e seminari di approfondimento nell’ambito della filosofia, letteratura e psicologia.
Ha frequentato la scuola triennale di specializzazione della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari conseguendo i titoli: esperto in metodologie autobiografiche, esperto in scrittura autoanalitica e consulente in scrittura autobiografica.
Attualmente sta completando il percorso quadriennale di formazione come analista filosofo presso Philo – Scuola Superiore di Pratiche Filosofiche a Milano.

Per informazioni e iscrizioni:
Corinne Voss – 055 230 10 96 – 328 6852950
info@associazionestart.org


giovedì 1 ottobre 2015

Il posto




Annie Ernaux

L'Orma 2014
€ 10,00




Come un chirurgo che maneggia il bisturi con la freddezza e la precisione che sono necessarie in un intervento, così Annie Ernaux, affrancatasi dalle umili origini della sua famiglia, disseziona, senza alcun coinvolgimento emotivo, la morte lenta del rapporto con i suoi genitori.
Gente modesta che gestisce un bar drogheria nella provincia normanna. All'inizio l'attività va discretamente, i clienti appartengono alla classe media e pagano, poi il quartiere cambia volto. Vengono ad abitarvi famiglie numerose in attesa della casa popolare e coppie con risorse limitate e aumenta la lista dei creditori. Persone rassegnate e senza ambizioni, i suoi genitori guardano ai lussuosi negozi del centro come chi, davanti a una vetrina con merce costosa, sa che non può acquistarla. Ce la fanno però a rimanere a galla.
La figlia intanto studia e sente stridente la differenza tra quel mondo e quello da cui proviene. Si diploma, si laurea, insegna, fa un buon matrimonio ed entra in quel mondo borghese da cui suo padre, per tutta la vita, si era sentito disdegnato.
Va a trovarli ogni tanto con il suo bambino di tre anni che chima il nonno quel signore. Durante una di queste visite, il padre muore.
La drogheria chiude e la madre si trasferisce in un appartamento vicino al centro.
Ho finito di portare alla luce l'eredità che, quando sono entrata nel mondo borghese e colto, avevo dovuto posare sulla soglia.

Annie Ernaux è nata a Lillebonne nel 1940 ed è una delle voci più autorevoli del panorama culturale francese. Studiata e pubblicata in tutto il mondo, la sua opera è stata di recente consacrata dall’editore Gallimard, che nel 2011 ne ha raccolto gli scritti principali in un unico volume nella prestigiosa collana Quarto. Considerata un classico contemporaneo, è amata da generazioni di lettori e studenti. Pubblicato in Italia nel 2014, Il posto (Prix Renadout, 1982) è ritenuto il suo capolavoro. Quest'anno è uscito anche il romanzo Gli anni.
marinella m.

mercoledì 30 settembre 2015

Scrivere con lo sguardo dell'altro



LETTURA E SCRITTURA COME CURA DI SÉ:
SCRIVERE CON LO SGUARDO DELL'ALTRO

Dal 16 ottobre, una nuova edizione del corso progettato e condotto da Maria Letizia Grossi


Accogliamo nelle nostre letture e nei nostri scritti il punto di vista di chi è diverso, anche opposto, senza per questo rinunciare alla nostra identità, per capire, per confrontarci, discutere.
A partire da alcune pagine di autrici e autori che raccontano sguardi estranei, faremo anche un percorso nel nostro qui e ora, nell’attenzione al presente cui ci invitano la lettura e la scrittura, riconducendo il passato alle nostre emozioni e sensazioni, quale radice di ciò che stiamo vivendo, immaginando il futuro come orizzonte di progettualità.
La conduttrice darà indicazioni di tecnica narrativa, seguendo in particolare un racconto lungo di Mavis Gallant.

Il corso si si articolerà in 6 incontri settimanali pomeridiani, di 2 h,45’ ciascuno, dalle ore 16,45’, di venerdì, di solito a settimane alterne, presso la Libreria delle Donne di Firenze, via Fiesolana 2 B. Sono previsti, per le persone che non potessero partecipare a qualche incontro o che avessero problemi di venerdì, incontri anche di lunedì; il corso inizierà venerdì 16 ottobre, il primo lunedì di recupero sarà il 19 ottobre, stesso orario, sempre alla Libreria delle Donne.

Le date: VENERDÌ  16 e 30 OTTOBRE, 6 e 27 NOVEMBRE, 11 e 18 DICEMBRE.
LUNEDÌ: 19 OTTOBRE, 2, 16 e 30 NOVEMBRE, 14 e 21 DICEMBRE.

Informazioni e iscrizioni: 055 0515228 – 349 1864454
e-mail: marialetiziagrossi@gmail.com

mercoledì 23 settembre 2015

Trieste


 

Daša Drndić
 
Bompiani 2015
€ 19.00 




Gorica in sloveno, Gorizia in italiano, Gorz in tedesco, Gurize in friulano.
Nel palazzo di via Aprica 47, Haya Tedeschi, sola davanti a una scatola rossa piena di fotografie, libretti e vari oggetti, aspetta da sessantadue anni.
Nata il 9 febbraio 1923 a Gorizia/Gorica, proviene da due grandi famiglie, i Tedeschi e i Baar, sudditi della monarchia sburgica, ma giunti molto prima dalla Spagna.
Il 31 ottobre 1944  Haya partorisce Antonio "Toni" Tedeschi. Il padre è Kurt Franz, il giovane nazista di cui si era innamorata, che - ma Haya non lo sa - era già a capo del campo di Treblinka.
Mia piccola ebrea, così non si può andare avanti ... oltretutto a casa mi aspetta la mia fidanzata ... ho ricevuto finalmente il permesso di sposarmi. Per Natale andrò a Düsseldorf, e quando sarò tornato non mi farò sentire. Per favore, non cercarmi.
Il bimbo viene battezzato con il cognome della madre.
Venerdi 13 aprile 1945 Haya porta Antonio, come ogni mattina, all'asilo Duchessa Anna d'Aosta in via Veneto. All'entrata la raggiunge il postino e, nei pochissimi minuti necessari per firmare la ricevuta di una lettera inviatale dai genitori, la carrozzina sparisce come nel numero di un prestigiatore. Non sarà mai più trovata.
Dopo aver cercato e cercato ancora, la giovane donna si chiude nel suo dolore, ed è il vuoto che l'ha invasa che le fa compagnia nelle sue notti insonni popolate di incubi. Ha cinquantatré anni, quando nel 1976 si apre il processo contro gli indiziati per i crimini perpetrati alla Risiera di San Sabba. Haya lo legge sul giornale e dice è giunta l'ora, e si reca a Trieste. Ma il giornale riporta solo pochi nomi, ed è allora che la donna decide di effettuare una sua personale ricerca quando al  numero 8 di quella lista trova il nome Kurt Franz.
Quando nel 2006 la Croce Rossa le invia la foto di un uomo grasso e calvo, Haya ha già un consistente fascicolo sul comandante del lager di Treblinka, dove, fino alla chiusura, sorveglia le operazioni col gas. Sempre nel 2006 Haya legge sul Corriere della Sera dell'apertura degli archivi di Bad Arolsen, il più grande archivio della Seconda guerra mondiale,  a cui la Germania si era opposta per trent'anni. Ed Haya decide: andrà a Bad Arolsen ad ascoltare gli spiriti che parlano da quelle carte. Finalmente, il 3 luglio 2006,  Haya riceve una busta della Croce Rossa internazionale e  ... vede il fondo della scatola rossa che le sta davanti da sessantadue anni.
Nel 1998 anche Antonio Tedeschi ha iniziato a indagare sul suo passato...
Con la precisione della storica che riporta i fatti e mette a fuoco le ragioni e gli effetti che portarono agli avvenimenti che sconvolsero il '900, l'autrice corre avanti e indietro nel tempo, allarga lo sguardo su luoghi, persone, perdite e ritrovamenti dipingendo un grande affresco di ciò che accadde in Europa a partire dalla Grande Guerra.
Dall'altra parte con  la passione di chi, nel vortice della grande Storia, è interessato alle vite di coloro che di  quegli avvenimenti furono le vittime, Daša Drndić ci restituisce la barbarie nazista in tutto il suo raziocinio e la sua crudeltà.

Daša Drndić è nata in Croazia. Laureata all'Università di Belgrado - Facoltà di Filologia, con una borsa di studio Fullbright continua il suo percorso di studi in Teatro e Comunicazione negli Stati Uniti; consegue il dottorato con una ricerca su Sinistra e Protofemminismo all'Università di Fiume (Rijeka). Ha scritto sceneggiati radiofonici, prose e poesie. I suoi romanzi sono stati tradotti in inglese, francese e in alcune lingue slave.

marinella m.

venerdì 18 settembre 2015

20 settembre, in libreria

STORIE DI RESISTENZA
Nel 70° anniversario della Liberazione, Teresa Vergalli ricorda la sua esperienza di giovane staffetta partigiana e del suo pluridecennale impegno per diffondere nelle scuole la conoscenza della Resistenza.

Conferenza di Teresa Vergalli
Introduce Vanna Tonielli
Coordina Milly Mazzei


Ingresso gratuito fino a un massimo di 50 persone, prenotazione obbligatoria.
Ai soci Coop sarà applicato lo sconto su tutte le pubblicazioni esposte in libreria.

Info e prenotazioni
055 5001495 info@ttctoscana.com

Domenica 20 settembre 2015 - ore 17.00
Libreria delle Donne
Via Fiesolana 2/B
Firenze


mercoledì 24 giugno 2015

Mai come mia madre



Mai come mia madre
e altre cose che ho imparato da lei

Ruth Reichl

Ponte alle Grazie 2009
€ 12,00


 


Per te mamma, finalmente.
Gridando o sussurrando, piangendo o ridendo, almeno una volta tutte abbiamo promesso a noi stesse, pensando a nostra madre o guardandola: non sarò mai come te.
Ruth Reichl, critica culinaria di fama internazionale e affermata scrittrice, scopre, scendendo in cantina e aprendo lo scatolone delle lettere e degli appunti lasciati da sua madre Miriam, che il regalo più grande che ha ricevuto da lei è stato proprio: tu non sarai come me.
Per assecondare i genitori, per i quali, secondo la morale imperante, l’unica esperienza che dà senso alla vita di una donna (specialmente se bruttina) è il matrimonio, Miriam rinuncia a studiare medicina, si sposa e ha una figlia.
Sarà una donna delusa e insoddisfatta, il cui unico desiderio tuttavia, come scrive nelle sue annotazioni, è che la figlia trovi la sua strada e la percorra tutta.
Miriam non è la donna rinunciataria che sembra; le sue parole, al contrario, rivelano forza, tenacia e un amore immenso per la figlia.

Ruth Reichl è direttrice della rivista culinaria Gourmet Magazine. È stata critica gastronomica per il New York Times e per il Los Angeles Times. È popolarissima negli Sati Uniti anche per i suoi libri: La parte più tenera (2002), Confortatemi con le mele (2003), Aglio e zaffiri (2005).

marinella m.

venerdì 19 giugno 2015

25 giugno 2015, in libreria

Il Gioco dell'Esserci, tra femminile e femminista
Tra drammi e commedie, testi teatrali che vedono in scena donne famose o sconosciute, inventate o re-inventate nella loro stanza, nel rapporto con l’uomo che le vide appassionate, nella perdita, nella gioia, nel dolore, nel carcere o correndo libere, ma sempre con coraggio, senso critico, desiderio di vivere e costruire un ponte con l’altro.

Incontro con Maria Inversi, scrittrice e regista; introduce e coordina Milly Mazzei


Giovedì 25 giugno 2015, ore 18,00
Libreria delle Donne
Via Fiesolana 2/B Firenze
Ingresso gratuito; è gradita la prenotazione

Info e prenotazioni
055 240384 eventi.libreriadonne@gmail.com

venerdì 12 giugno 2015

Gostanza e le altre

Le streghe tra storia e leggenda

Guaritrici che curano con le erbe; fattucchiere che preparano intrugli; donne che aiutano a partorire, ma anche ad abortire o ad evitare gravidanze: contro di esse si scatena l’Inquisizione, sostenuta e ispirata da libri, trattati e bolle papali.
Come in molte parti d’Europa, la caccia alle streghe arriva anche in Toscana. La storia di Gostanza da Libbiano, processata per stregoneria nel 1594, è emblematica delle persecuzioni di cui furono oggetto molte donne anche nella nostra regione.

Conferenza di Francesca Taddei, con proiezione di materiale iconografico; introduce e coordina Milly Mazzei

Giovedì 18 giugno 2015, ore 18,00
Libreria delle Donne  Via Fiesolana 2/B Firenze

Ingresso gratuito; è gradita la prenotazione

Info e prenotazioni
055 240384 - eventi.libreriadonne@gmail.com

venerdì 5 giugno 2015

Trieste





Il passato è un libero pensatore, il passato è un viandante, il passato attraversa le frontiere con gai lustrini, il passato è un grande viaggiatore che si perde nei propri labirinti, il passato somiglia a una talpa.


Artemisia



Anna Banti

SE 2015
€ 22,00





 Per quante forme, per quanti modi diversi possa esprimersi il dolore di una intattezza violata, Artemisia me lo fa intendere in quest’aria di sacrificio e di pericolo che fomenta, con i rimpianti di tutti, il suo rimpianto di risuscitata invano. La nostra povera libertà si lega all’umile libertà di una vergine che nel milleseicentoundici non ha se non quella del proprio corpo integro e non può capacitarsi in eterno di averla perduta. Per tutta la vita essa si adoprò a sostituirla con un’altra, più alta e più forte, ma il rimpianto di quell’unica restò: mi pareva, con quei fogli scritti, d’averlo quietato. Ora ritorna più intenso che mai, con un moto di relitto che appare e dispare sull’onda che lo porta, e, a momenti, sembra che l’acqua limpida l’abbia digerito. Scottata mille volte al bruciore dell’offesa, mille volte Artemisia si fa indietro e prende fiato per lanciarsi di nuovo nel fuoco. Così usava un tempo, così usa oggi con me.

giovedì 4 giugno 2015

Il sogno del teatro


DACIA   MARAINI  ALL’ARCHIVIO DI  STATO  DI  FIRENZE

5  Giugno alle ore  16.00 - Viale Giovine Italia, 6








Il   lavoro  che  Dacia  Maraini  e  Eugenio Murrali  presenteranno il  5 giugno alle ore  16:00, nell’Auditorium  dell’Archivio di  Stato, rappresenta un’occasione fondamentale per avvicinarsi  al  Teatro di questa grande interprete del  Novecento. IL SOGNO DEL TEATRO.  CRONACA  DI   UNA  PASSIONE, con prefazione di  Dario Fo (Rizzoli 2013),  colma un vuoto di attenzione per la scrittura della  Maraini  che non è solo una   grande  narratrice  e saggista ma autore teatrale di rilevanza  europea. Questo aspetto forse  già conosciuto dagli addetti   ai lavori  ritrova in questa  ricchissima retrospettiva  la possibilità di ricostruire la sua iniziazione teatrale, fiorentina, di quegli anni mitici, immemoriali, del Poggio Imperiale  e  poi  la storia di questa avventura  culturale e civile che parte dagli anni  sessanta  per  arrivare  ai  primi anni del nuovo millennio.Si deve alla forma calibratissima di una apparente serie di interviste  (in realtà sono colloqui, dialoghi) questa idea di rappresentare società e intimità, le due grandi  protagoniste di queste pagine. L’aspetto anticonvenzionale e teatrale del libro abilmente evita  l’idea  di un  continuum  che l’avrebbe reso retorico; è  dunque il  colloquio a spezzare  l’ufficialità  di un  testo- saggio per ripercorrere esperienze teatrali  fondamentali (come dimenticare il teatro di  Cantina di via  Belsiana e la Compagnia del Porcospino?): naturalmente veniamo riportati  a testi lontani nel tempo ma dalla tematica ancora attualissima come La famiglia normale in cui il disagio e l’infelicità sono ancora oggi palpabili, più vivi che mai. Da  rilevare anche quella componente non più “autoriale” e basta ma legata ad un “fare” sul palcoscenico, ad esperienze  anche tecniche di montaggio, di regia, di uso delle luci, di creazione di  vestiti da scena: un teatro a tutto tondo, appassionato, non più solo di testa o di parole ma di azione.
Qui presenti in questo articolato dibattito, in questa rievocazione commossa ma rigorosa del teatro italiano le  voci  più rappresentative: Dario Fo, Luca  Ronconi, Eugenio Barba, Riccardo Reim, per citarne alcuni. Questa amicizia creativa, questo lavorare insieme coinvolge anche la riflessione e il ricordo di molte nostre importanti attrici  di teatro: Piera degli Esposti, Mariangela D’Abbraccio, Elisabetta Pozzi. Ma  sono moltissime quelle presenti  nel lungo percorso del teatro di  Dacia Maraini.

Presenteranno il  volume Andrea Mancini e Marzia Pieri. Coordinerà Elisabetta De  Troja.

mercoledì 3 giugno 2015

Vergine giurata



Elvira Dones

Feltrinelli 2007, 2015
€ 15,00





Lassù, sulle catene montuose nel nord dell'Albania, vige la legge del Kanun.
Il Kanun è il più antico codice consuetudinario albanese, che da secoli regola tutti gli aspetti della vita delle comunità di questa zona, tra le più arretrate del Paese.
Il codice si fonda su un sistema patriarcale alla cui base è l'appartenenza al clan.
Secondo il Kanun "la donna è un otre, che sopporta pesi e fatiche". Proprietà esclusiva, prima del padre e poi del marito, il suo destino è segnato dalla nascita.
L'unico diritto che le viene riconosciuto è quello di proclamarsi uomo e diventare una vergine giurata. Con il giuramento la donna si obbliga per sempre all'astensione dalla vita sessuale, prende un nome da maschio e acquisisce tutti i diritti che il Kanun riserva agli uomini: muoversi liberamente, vendere e comprare proprietà, partecipare alle vendette dei clan, bere e mangiare in compagnia.
La figura della vergine giurata nacque dall'esigenza di consentire la continuità della famiglia, qualora il patriarca che ne stava a capo fosse morto senza un erede maschio.
È proprio alla morte di zio Gjergj, che Hana (Luna in albanese) Doda, la protagonista di questo libro, per salvare l'onore della famiglia diventerà una vergine giurata col nome di Mark Doda.
Dopo quattordici anni passati da sola su quelle Montagne Maledette, abbrutita dalla fatica, stanca di portare vestiti da uomo e di tenere fede al giuramento, Hana si trasferisce negli Stati Uniti dalla cugina Lila.
Accolta con calore ed affetto, riuscirà a poco a poco, con l'aiuto della cugina e di sua figlia Jonida, a liberare la Hana che Mark ha tenuto prigioniera dentro di sè. Troverà un lavoro, ritroverà il gusto di indossare gonne e camiciette, ma sopratutto accetterà il suo corpo di donna, e come tale, ad amarlo e farsi amare.

Elvira Dones, albanese di origine, è scrittrice, sceneggiatrice e autrice di documentare televisivi. È stata lei a realizzare un filmato con protagoniste sei donne anziane che vivono come uomini. La scrittrice aveva scoperto l'esistenza di queste donne per caso, in una foto di una famiglia kosovara dove spiccava un uomo dal volto estremamente femminile.
Vergine giurata ha vinto il premio Fondazione Carical Grinzane Cavour per la cultura euromediterranea nel 2008. Liberamente tratto dal libro è stato realizzato un film, diretto da Laura Bispuri e interpretato da Alba Rohrwacher, presentato al Festival di Berlino 2015.
marinella m.

domenica 31 maggio 2015

Nuovi orari





Dal mese di giugno la libreria sarà aperta nei seguenti orari:
lunedì 15,30-19,30
martedì-venerdì 9,30-13,00; 15,30-19,30
sabato e domenica chiuso

Vi aspettiamo con i nostri suggerimenti di lettura per l'estate


11 giugno, in libreria

Lou Salomé: il fascino irresistibile di una donna
La leggenda di Lou Salomé nasce dal coniugare una forte personalità autonoma – quella di una delle donne più colte ed emancipate dei suoi tempi – con la forma dell’incontro con l’altro, incontro che provoca sia una tensione sia uno scambio tra femminile e maschile. I nomi di Friedrich Nietzsche, Rainer Maria Rilke, Sigmund Freud, insieme a quelli di tanti altri meno noti, rivissuti attraverso l’eccezionale biografia di Lou, ci permettono di penetrare nel mistero della seduzione di una donna che volle risolutamente vivere secondo i suoi desideri e le sue capacità.

Conferenza di Susanna Mati; introduce e coordina Milly Mazzei

Giovedì 11 giugno, ore 18,00
Libreria delle Donne
Via Fiesolana 2/B - Firenze, FI

Ingresso gratuito; è gradita la prenotazione

Info e prenotazioni
055 240384
eventi.libreriadonne@gmail.com

venerdì 29 maggio 2015

Il sogno del teatro

 Venerdì 5 giugno 2015, ore 16.00 - Auditorium dell'Archivio di Stato

Presentazione del libro-intervista di Dacia Maraini  e  Eugenio Murrali

Il sogno del teatro. Cronaca di una passione (Rizzoli 2013)

Intervengono:  Andrea Mancini e  Marzia Pieri
Coordina: Elisabetta De Troja
Partecipano gli Autori
 
ARCHIVIO PER LA MEMORIA E LA SCRITTURA DELLE DONNE ALESSANDRA CONTINI BONACOSSI - www. archiviodistato.firenze.it/memoriadonne

giovedì 28 maggio 2015

Il femminile in viaggio


L'inizio di qualcosa di bello




Lizzie Doron

Giuntina 2014
€ 15,00




Amalia Ben Ami è un'affermata conduttrice di programmi radiofonici, Hezi è uno  stimato studioso di storia, Gadi è il proprietario di una catena di negozi di ottica sparsi in tutti gli Stati Uniti.
Amalia, il cui vero nome è Malinka Zukmayer, Gadi ed Hezi si conoscono da sempre. Nati e cresciuti nel quartiere di Tel Aviv dove abitano i sopravvissuti alla Shoah, sono stati compagni di giochi e di scuola. Le loro famiglie sono unite da un marchio incacellabile: il numero tatuato sul braccio ad Auschwitz. Hezi era allora il re del quartiere, Gadi invece, zoppicante per una poliomielite,  ne era lo zimbello; tutti e due erano innamorati della bella e ribelle Malinka.
Diventati adulti tutti e tre se ne andranno. Gadi sarà spedito in America da una madre risoluta e convinta che solo lontano da Israele il ragazzo possa farsi una vita. Hezi e Malinka  fuggiranno dal dolore inconsolabile delle loro madri, pervase l'una dalla rabbia, l'altra dalla malinconia.
Molti anni dopo il caso li farà rincontrare ma non ritrovare, segnati come sono, non sul braccio, ma nell'anima.
“Per concludere la programmazione notturna vi farò ascoltare un evergreen dei Lager”. Così Amalia Ben Ami conclude una delle sue trasmissioni.
Un libro intenso e struggente dove si dimostra che il passare del tempo nulla può contro quelle ferite che non si rimarginano.

Lizzie Doron è nata a Tel Aviv nel 1953, dove vive tuttora. I suoi libri hanno riscosso un grande successo di pubblico e di critica e hanno vinto numerosi premi, tra i quali, in Italia nel 2009 il premio Adeì-Wizo “Adelina Della Pegola” e il premio Alziator. In italiano sono stati pubblicati Perché non sei venuta prima della guerra?, C'era una volta una famiglia, Giornate tranquille e Salta, corri, canta!

marinella m.

Scuola estiva SIS 2015

Felicità della politica/Politica della felicità

La commissione Scuola Estiva SIS 2015 è lieta di presentare il programma della nuova edizione della Scuola Estiva della Società Italiana delle Storiche, che si svolgerà dal 26 al 30 agosto 2015 presso il Centro Studi Cisl (Via della Piazzola 71) a Firenze.
Le iscrizioni sono aperte sino al 31 Luglio 2015.
Scarica il programma e la locandina della scuola
Il tema della nuova edizione
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 12 luglio 2012 (risoluzione 66/281) ha proclamato il 20 marzo giornata internazionale della felicità, riconoscendo la felicità e il benessere come «fini e aspirazioni universali della vita degli esseri umani nel mondo» e pertanto da promuovere come obiettivi fondamentali di politica pubblica. Ma cos'è la felicità? Felicità e benessere possono essere considerati sinonimi? Come siamo arrivati ad accettare nel discorso pubblico l'idea che la felicità sia qualcosa di universalmente desiderato da ogni essere umano? Che rapporto sussiste tra felicità privata e felicità pubblica?
La “ricerca della felicità” compariva già nella Dichiarazione di indipendenza americana del 1776 come parte dei diritti naturali dell’individuo, inaugurando un percorso, travagliato e segnato da profonde contraddizioni, per l’acquisizione di spazi di libertà e di democrazia percepiti da uomini e donne anche come espressione di una felicità della politica, intesa come trasformazione individuale e collettiva e come ricerca dell’utopia.
In una prospettiva storica, individueremo alcuni momenti e contesti geopolitici in cui il nesso tra politica e felicità (ma anche infelicità) ha segnato o segna ancora le vite delle donne, le loro aspettative, i loro desideri. In Italia il Risorgimento e gli anni del femminismo sono significativi dei modi diversi e anche divergenti con cui le donne vissero il nesso tra politica e felicità. La partecipazione femminile è sempre stata caratterizzata da forti emozioni politiche, in cui la gioia poteva nascere anche dal sacrificio in vista della lotta per un obiettivo comune, della speranza di poter partecipare alla costruzione di un mondo migliore. Quella stessa speranza ha mobilitato le energie delle donne indiane in importanti battaglie ambientaliste, nella convinzione che non si dia benessere individuale laddove lo sviluppo è costruito attraverso processi di spoliazione, senza alcuna considerazione per le esigenze della riproduzione sociale e senza rispetto per l'ambiente.
A partire da Amartya Sen e da Martha Nussbaum, ci interrogheremo su un'idea di sviluppo in termini non meramente economici, ma che considerino come sua parte integrante anche il benessere sociale e ambientale.
L'industria della felicità, che punta in chiave neoliberista sul nostro capitale umano e vede le donne come consumatrici e utenti, guarda alla felicità privata e al benessere individuale. Audre Lorde ci aiuterà a riflettere su quanto costa adeguarsi a questo ideale di felicità quando si appartiene a una minoranza, quando i modelli dominanti appaiono oppressivi – come lo sono ancora in molti casi per le donne.
E ancora: quale ruolo ha il lavoro, al quale una parte del femminismo ha affidato un ruolo fondamentale nell'emancipazione e inclusione femminile, nella ricerca di felicità delle donne? Un approccio giuslavorista ci consentirà di delineare le possibili strategie di resistenza e di opposizione alla compressione del benessere personale e collettivo che attraversa il lavoro contemporaneo.

lunedì 18 maggio 2015

24 maggio, in libreria


Mondine in campo
La vita, il lavoro, le lotte delle mondine tra la fine dell’Ottocento e i primi anni Sessanta ricostruite attraverso fonti narrative, iconografiche e storiografiche.

Conferenza di Barbara Imbergamo e Simonetta Soldani, storiche
con proiezione di immagini
Coordina Milly Mazzei

Domenica 24 maggio 2015 - ore 17.00
Libreria delle Donne
Via Fiesolana 2/B
Firenze

Ingresso gratuito fino a un massimo di 50 persone, prenotazione obbligatoria.

Info e prenotazioni
055 5001495 info@ttctoscana.com

domenica 10 maggio 2015

Uno dei nostri




Willa Cather

Traduzione di Anna Maria Paci

Elliot, 2014
€ 18,50


Gli Wheeler erano una delle più grandi e antiche famiglie di propritari terrieri del Nebraska. Le loro terre occupavano un'intera vallata. Dalla loro fattoria, posta sulla cima della collina, si potevano vedere il bosco, i grandi appezzamenti coltivati a cereali e quelli lasciati a pascolo.
Mentre il maggiore dei fratelli Wheleer, Bayliss, aveva trovato la sua strada nel commercio, e il minore, Ralph era attratto dai macchinari, Claude, tanto vitale quanto sensibile, cercava un senso al suo essere nel mondo, convinto che ci fosse qualcosa di meraviglioso che lui non riusciva a trovare.
Per un breve momento, mentre frequentava un corso sulla storia europea alla State University, Claude pensa di aver trovato gli stimoli che cerca, e intravede nuovi possibili orizzonti. Ma il padre, convinto invece che il futuro del ragazzo sia nell'agricoltura, gli affida la responsabilità di tutta la tenuta.
Siamo nel 1917, e quando gli Stati Uniti entrano in guerra, Claude, che la immagina come una possibilità di riscatto e un'occasione per nuove conoscenze, si arruola volontario.

Claude rimase da solo per mezz'ora e più, assaporando un nuovo genere di felicità, un nuovo genere di tristezza. Rovina e rinascita: il brivido delle cose brutte del passato, l'immagine tremolante delle cose belle all'orizzonte. Trovare e perdere: questa era la vita, aveva capito.

Ma è troppo tardi: insieme al suo migliore amico rimarrà in Francia, vittima di quella carneficina che fu la Grande Guerra.
Una scrittura scorrevole, una descrizione dettagliata e raffinata di luoghi e personaggi ci accompagnano lungo questa storia di formazione e ci portano nelle grandi praterie del Nebraska, incantandoci.


Willa Cather (Back Creek Valley,Virginia, 1873 - Manhattan, 1947) visse i suoi anni giovanili in Nebraska nel periodo in cui quel territorio vedeva la colonizzazione da parte di immigrati provenienti dall'Europa; nel 1893 si trasferì a Pittsburgh per collaborare alla rivista Home Monthly.
Oltre a molti articoli, scrisse raccolte di racconti e romanzi; tra le opere tradotte in italiano, Pionieri (1913), La mia Antonia (1918), Una signora perduta (1923), La casa del professore (1925), Il mio mortale nemico (1926), La morte viene per l'arcivescovo (1927), La nipote di Flaubert (1930).
Con Uno dei nostri nel 1923 vinse il Premio Pulitzer per la narrativa.
marinella m.

venerdì 24 aprile 2015

Armenia



Gilbert Sinoué

Neri Pozza, 2011

€ 17,00




Il 24 aprile 1915, per ordine del Ministro dell’Interno e del Ministro della Guerra del governo turco, scattò l’operazione di polizia che avrebbe portato in poco tempo al genocidio del popolo armeno.
Nel giro di un mese più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al Parlamento furono “trasferiti” verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada.
L’operazione proseguì nei giorni seguenti con arresti e deportazioni compiute in massima parte dal movimento dei «Giovani Turchi». Nelle marce della morte, che coinvolsero più di un milione persone, centinaia di migliaia di donne, bambini, vecchi morirono per fame, malattia, sfinimento o trucidati nei modi più violenti e ripugnanti.
Per la prima volta in una missiva dell’allora ambasciatore americano Henry Morgenthau al governo turco viene usata, in riferimento alla deportazione degli armeni, l’espressione “crimine contro l’umanità”, che indica l’impiego di armi che “aggravino inutilmente le sofferenze di individui non atti a combattere o rendano la loro morte inevitabile”.
Nel suo libro, Gilbert Sinoué ripercorre le tappe di questo misfatto intrecciando le vicende della famiglia Tomassian a quelle di personaggi realmente esistiti come il poeta Daniel Varujan, il parlamentare Armen Garo, il rivoluzionario Soghomon Tehlirian, portando noi che leggiamo nel vivo del dramma che si consumò in terra di Anatolia.
Charles Aznavour nella prefazione e Antonia Arslan nella postfazione ci ricordano ancora una volta la necessità di non dimenticare, ed è quello che noi cerchiamo di fare.

Gilbert Sinoué è nato nel 1947 in Egitto da madre francese e padre egiziano. Dal 1965 vive a Parigi.
In Italia ha pubblicato, tra gli altri, Il libro di zaffiro, Il ragazzo di Bruges, La via per Isfahan, I giorni e le notti, Il silenzio di Dio.
marinella m.

lunedì 30 marzo 2015

Come pietre nel fiume



Ursula Hegi

Feltrinelli, 2000
€ 10,00





Le storie crescevano e cambiavano mentre le metteva a punto, cercando di capire fin dove potevano arrivare, quanto si poteva aggiungere e quanto no, ma tutte nascevano da un nucleo autentico, fatto di ciò che lei sapeva o intuiva delle persone. E non è che lei inventasse, piuttosto ascoltava attentamente se stessa.

Trudi Montag, figlia di Leo, il bibliotecario della cittadina, e della bellissima Gertrud, nasce a Burgdorf, un villaggio sulle rive del Reno nei pressi di Dusseldorf, nell’estate del 1915.
Trudi è una Zwerg, una nana. Per aver dato alla luce questa figlia, la madre precipita in un vortice di follia che la porterà alla morte. La bimba, che ha solo quattro anni, continuerà ad aspettarla per molto tempo e, insieme alla certezza che non tornerà più, svanirà anche la speranza di essere come tutti gli altri.
Con una sofferenza, da cui anche l’amore e le cure del padre non potranno proteggerla, Trudi diventerà consapevole, sempre con dolore e talvolta con rabbia, cosa significa essere una Zwerg.
Ma questa donna, che ha un corpo troppo piccolo e una testa sproporzionata, ha anche la grande capacità di raccontare storie. È con questa sua dote, unita a un’acuta capacità di osservazione e a un’intelligenza brillante, che Trudi, nella biblioteca del padre, affascinerà i suoi concittadini, conquistandone il rispetto e la fiducia, e conoscerà l’amore insieme a Max Rudnick.
Intanto Burgdorf e i suoi abitanti sono travolti dal nazismo e dalla guerra. Trudi e suo padre, che intuiscono il pericolo prima di molti di loro, oltre a mettere in salvo chi possono, custodiscono i libri della biblioteca che Hitler ha bandito. Quando Leo Montag, nel 1952, si spegne, Trudi è una donna che ha imparato ad accettare se stessa e il proprio destino.
Un libro corale che narra le vicende di un’intera comunità in un momento drammatico della sua storia. Una figura femminile indimenticabile che giorno dopo giorno combatte lo scherno, la compassione, la derisione degli altri, per imparare a volersi bene per quello che è: Trudi Montag è davvero una piccola grandissima donna.

Nata in Germania nel 1946, Ursula Hegi si è trasferita a diciotto anni negli Stati Uniti; insegna scrittura creativa alla State University of New York
marinella m.

sabato 28 marzo 2015

26 aprile 2015, in libreria

Il reverendo americano John Van Ess così definiva Gertrude Bell: Degli Arabi è la regina, se arriva in Paradiso, chiederà perfino ad Allah “Qual è la tua tribù e da dove viene?”
Gertrude Bell (1868 – 1926) è una figura magnetica, che cattura l’attenzione di chiunque la incontri: a Oxford, dove è una delle prime donne a prendere un “Primo” in storia, in Persia, dove comincerà a studiare il poeta nazionale di cui offrirà una traduzione inglese utilizzata ancora oggi nelle accademie, in Turchia, dove collaborerà con un archeologo alla documentazione – unica rimasta – di un sito bizantino, infine in Medio Oriente e nella penisola arabica, dove incontrerà i capi delle diverse tribù, condividendone lo spirito indomito.
Gertrude Bell partecipa alla Conferenza del Cario (1921) che decreta la formazione e definisce i confini del “nuovo” stato-cuscinetto: l’Iraq. Sarà Gertrude a esigere la costruzione di un Museo Archeologico a Baghdad, e qui vorrà essere sepolta.
La storia di Gertrude è una storia di passioni: per la storia, per la conoscenza, per le lingue e le civiltà del medio oriente, ma soprattutto per la propria libertà.

In occasione dell’uscita in Italia del film di Werner Herzog, La regina del deserto, tratto dal libro di Janet Wallach Queen of the Desert, proponiamo una prospettiva diversa, da cui guardare l’incredibile Regina: la sua ricerca storica, che la porta in pochi anni a condividere esperienze e intuizioni con alcuni tra i più brillanti archeologi dell’epoca. L’incontro di Gertrude con l’archeologia è forse ciò che le fa prendere la decisione più significativa: quella di lasciare definitivamente la comodità ingessata dell’Occidente, e buttarsi anima e corpo nelle lunghe cavalcate nel deserto, alla ricerca della sua vera natura.

Domenica 26 aprile 2015 - ore 17.00
Libreria delle Donne Via Fiesolana 2/B Firenze

La regina del deserto
Conferenza di Stefania Berutti con proiezione di materiale iconografico
Coordina Agnese Fusco

a cura di
La Cooperativa delle Donne
in collaborazione con Associazione Fiesolana 2b

Ingresso gratuito fino a un massimo di 50 persone, prenotazione obbligatoria.
Ai soci Coop sarà applicato uno sconto su tutte le pubblicazioni esposte in libreria.

Info e prenotazioni
055 5001495 info@ttctoscana.com

mercoledì 18 marzo 2015

Due appuntamenti alla Camera del lavoro



















20 marzo, ore 17.00
Camera del Lavoro di Firenze - Borgo dei Greci 3
Lavoro e non lavoro: le disuguaglianze crescenti generano nuove povertà femminili?
in collaborazione con il coordinamento donne Spi Firenze

Introduce Elena Cherubini, responsabile Coordinamento Donne Cgil Firenze
Ne parlano Laura Leonardi, Università di Firenze, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali; Daniela Cappelli, Segretaria Regionale SPI Cgil; Lorenzo Ridi, Responsabile Area Firenze e Toscana di Oxfam Italia; Loredana Taddei, Responsabile Politiche di Genere Cgil Nazionale
Con testimonianze di lavoratrici della Cgil (ufficio vertenze legali, patronato, front office) che sono quotidianamente a contatto con le problematiche degli utenti, anche con il supporto di video-interviste.

Dalle ore 16 visite guidate alla mostra La forza delle donne allestita al primo piano della Camera del Lavoro e visitabile dal 6 al 26 marzo dalle 8.30 alle 18. La mostra, curata da Felice Bifulco, racconta 40 anni di storia delle lotte, sindacali e non solo, portate avanti dalle donne.


24 marzo, ore 17.30
Camera del Lavoro di Firenze - Borgo dei Greci 3
Differenza Non Violenza
in collaborazione con il Coordinamento contro la violenza di genere e il sessismo

Discutono di prevenzione e contrasto ad ogni forma di  violenza e discriminazione sulle persone: Giorgia Massai, Coordinamento contro la violenza di genere ed il sessismo; Chiara Rossi, Esecutivo Donne Fisac Cgil Nazionale; Paolo Sarti, Presidente MEDU Medici per i diritti  umani; Anna Bainotti, Centro Antiviolenza Artemisia; Paola Pisano, Segretaria Generale FLC Cgil Firenze                             
Coordina Barbara Orlandi, Segreteria CGIL Firenze

venerdì 13 marzo 2015

Racconto per un amico



Halina Poswiatowska

Neri Pozza 2006
€ 8,00






Halina Poswiatowska nacque nel 1935 e morì nel 1967, in Polonia. Scrisse Racconto per un amico pochi mesi prima di morire.
Nel libro, lacerante e bellissimo, la giovane scrittrice ripercorre la sua breve vita per un amico cieco, che l’ha accompagnata nella sua vita da adulta. Sono pagine che narrano di morte e di vita, quando la morte non è una possibilità remota ma una presenza incombente e  la vita è strappata alla morte ogni minuto che passa.
Scandita dai sussulti del suo cuore gravemente malato, la vita di Halina trascorre, fin da bambina, tra il letto e la finestra della sua camera o in corsie di ospedali, dove ogni giorno qualcuno se ne va per non tornare. In questi spazi ristretti, a dispetto del suo petto che duole, Halina scrive, studia, s’innamora.
Sposa un uomo, anch’egli molto malato. Consapevoli entrambi che il loro amore non potrà durare, lo vivono con l’intensità di chi sa che ogni sospiro può essere l’ultimo e con la speranza che la fine non sia poi così vicina. Ma la malattia non perdona e lui la lascerà dopo poco tempo.
Convinta dai medici a tentare un intervento chirurgico, grazie all’aiuto di benefattori e parenti, si reca negli Stati Uniti e si sottopone all’operazione.
Il cuore ritorna quasi nuovo e la giovane donna, contro il parere di tutti, rimane in America per studiare. Saranno due anni di fatica e di felicità, di amicizie e di soddisfazioni, di antiche e nuove emozioni. Dopo aver conseguito  il diploma a pieni voti, ben tre università si offrono di pagarle la continuazione degli studi, ma Halina, presa da una nostalgia struggente, decide di far ritorno a casa, nella sua amata Polonia.
Non dimenticare che la morte mi è stata sempre vicina, troppo vicina per non abituarmi al suo tocco freddo, troppo prossima per non costringermi alla sua abitudine. Ricorda pure che ho amato e che l’amore mi ha condannato a morte. E tuttavia eccomi qua a parlare con te… Fuori di me sento il rombo dell’acqua schiumosa; dentro al petto sento pulsare, delicatissimo, il più sensibile degli strumenti che misurano il tempo: il cuore.  È ancora debole, ma batte regolare e pompa, impavido, il sangue caldo. Ascolta, amico mio: queste pagine non sono altro che il suo ritmo.

Halina Poswiatowska nacque nel 1935 a Czestochowa, in Polonia, non lontano da Cracovia. Malata di cuore sin dall’infanzia, tra il 1958 e il 1967 pubblicò quattro volumi di poesie, racconti e una pièce teatrale. Racconto per un amico apparve nel 1967, pochi mesi prima della sua morte.
marinella m.

lunedì 2 marzo 2015

Chiara luce del giorno




Anita Desai

Einaudi 2005
€ 11,00




Prima di recarsi al matrimonio della figlia di suo fratello Raja che abita in Pakistan, Tara, dopo anni di lontananza, passa a trovare la sorella Bim e l'altro loro fratello, Baba, che abitano ancora nella vecchia casa di famiglia nel cuore della vecchia Delhi.
Quel breve soggiorno sarà l'occasione, per le due sorelle, di fare i conti con il passato. Tornano alla memoria i giochi, i colori e i profumi dell'infanzia. Ma si rifanno vive, da un luogo in cui entrambe le avevano sepolte, anche le sofferenze: la malattia della madre e l'assenza del padre, l'affetto per zia Mira e la sua morte, la nascita di Baba, cresciuto nel fisico ma rimasto piccolo nella mente.
E con i ricordi, riaffiorano i rancori di chi è rimasto e di chi è partito.
Sullo sfondo la storia dell'India prima e dopo l'Indipendenza, le divisioni, i cambiamenti radicali e le tradizioni millenarie. Al centro di tutto la casa ormai decrepita, il vialetto delle rose, la chiara luce del giorno e il fresco delle notti illuminate dalla luna.

Da troppo amore per la vita,
Da speranza e paura affrancati,
Rendiamo una grazia breve
Agli dei, quali che siano,
Che nessuna vita è per sempre
Che i morti non risorgono
Che anche il fiume più asciutto
S'insinua in qualche dove, salvo, fino al mare
.

Anita Desai è nata a Mussoorie, in India, nel 1937 da madre tedesca e padre bengalese. Ha studiato a Delhi, vive tra l'India e gli Stati Uniti ed è considerata la più importante scrittrice indiana. Chiara luce del giorno, scritto alla fine degli anni Settanta, è considerato dalla critica una delle sue migliori prove. In Italia sono stati pubblicati: Notte e nebbia a Bombay, Digiunare, divorare, In custodia, Il villaggio sul mare, Polvere di diamante ed altri racconti, Viaggio a Itaca, L'artista della sparizione.
marinella m.