domenica 30 gennaio 2011

Arrivare prima del Signore Iddio


Conversazione con Marek Edelman

Hanna Krall
Prefazione di Gad Lerner
Traduzione di Ludmila Ryba e Janina Pastrello

La Giuntina 2010
€ 12,00


Nella clinica dove ho lavorato in seguito c’era una grandissima palma. A volte mi fermavo lì sotto e davanti vedevo le sale dove stavano i ricoverati i miei pazienti. Erano altri tempi, non c’erano i farmaci di oggi, e gran parte dei malati in quelle sale era condannata a morire. Il mio compito era quello di salvarne il maggior numero possibile e un giorno, sotto quella palma, mi sono reso conto che in fondo era lo stesso compito che là, all’Umschlagplatz. Anche allora stavo al cancello e tiravo fuori degli individui da una folla di condannati.
Mark Edelman, unico comandante della rivolta del ghetto di Varsavia sopravissuto alla guerra, è come rimasto là, al cancello nell’Umschlagplatz, il centro di raccolta ai confini del ghetto, dove ha visto 400.000 ebrei sfilare, ed uno ad uno salire sui vagoni che li porteranno a morire nel campo di Treblinka. Là, come dopo nella sua professione di cardiologo, altro non ha fatto che cercare di arrivare prima del Signore Iddio e salvare vite umane quanto più gli è stato possibile.
In questo libro racconta ad Hanna Krall della vita degli ebrei nel ghetto, della rivolta, della sua professione di medico. Ma non è un eroe e quasi si impunta e recalcitra di fronte alle domande della scrittrice. Sostiene che, in sala operatoria come al cancello nell’ Umschlagplatz, salvarne uno su quattrocentomila è semplicemente ridicolo.
Ma ogni vita rappresenta per ciascuno l’intero cento per cento, allora forse un senso comunque c’è.
Così conclude Hanna Krall, e noi con lei.
marinella m.

Lunedì 31 gennaio alle 17.30, presso la Biblioteca delle Oblate, un'iniziativa per ricordare Marek Edelman (1922?-2009), con Rudi Assuntino, Francesco Cataluccio, Wlodek Goldkorn, Ludmila Ryba e Daniel Vogelmann. Durante l'incontro saranno proiettati il filmato Cronaca dell'insurrezione del ghetto di Varsavia secondo Marek Edelman e un'intervista a Edelman realizzata da Gad Lerner nel 2006.

venerdì 28 gennaio 2011

Il mercante dei quadri perduti




Sara Houghteling


Neri Pozza, 2009
€ 16,50




Dove sono finiti i Manet, i Matisse, i Picasso del mercante d’arte ebreo Daniel Berenzon? Rifugiatosi in campagna durante l’occupazione tedesca di Parigi, nel 1944 torna in città ma gli inestimabili capolavori della sua galleria sono scomparsi. Suo figlio Max li cercherà, aiutato da Rose Clément, fino a farne una ragione di vita.
Sara Houghteling narra una storia avvincente e appassionata imperniata “sull’arte rubata”, ovvero sulla razzia che i nazisti, su ordine diretto di Hitler e Göring, fecero di quadri e oggetti d’arte durante l’occupazione di Parigi. Tutti i dati riportati nel romanzo sono veri; solo il protagonista del romanzo, Daniel Berenzon, è un personaggio di fantasia
Il libro è ispirato alla figura di Rose Valland (1898 -1980), a cui i tedeschi permisero, nella sua qualità di ex sovrintendente, di rimanere come supervisore alla manutenzione, al Jeu de Paume. Qui venivano stipate le opere prima di partire per la Germania. I meticolosi resoconti che Rose compilò di nascosto consentirono il successivo rimpatrio di migliaia di dipinti. Grazie ai suoi contatti con le Forze francesi libere e gli alleati, migliaia di vagoni carichi di opere d’arte non furono bombardati. Rose Valland fu insignita della Legione d’Onore e della medaglia presidenziale della Libertà.
Nel 1961 Rose scrisse la propria autobiografia, Le front de l’art: defens des collections françaises 1939-1945, fuori catalogo da anni. Nel 1964 dal suo libro fu tratto il film Il treno.
marinella m.

martedì 25 gennaio 2011

Un matrimonio inglese




Frances Hodgson Burnett


Astoria 2010
€ 20,00




Esce per la prima volta nella traduzione di Clementina Liuzzi e Paola Vallerga questo bellissimo romanzo di un'autrice ingiustamente trascurata in Italia e nota per lo più come scrittrice per l'infanzia, di cui in inglese si stanno ripubblicando da poco i romanzi.
Nata a Manchester nel 1849 e morta a New York nel 1924, in seguito a dolorose vicende familiari (adolescente rimase orfana di padre ed emigrò negli Stati Uniti con la famiglia, ma ben presto perdette anche la madre e dovette badare al mantenimento dei fratelli) cominciò a scrivere e riuscì a guadagnarsi da vivere con i proventi della pubblicazione dei suoi scritti e a ritornare in seguito più volte in Inghilterra.
Acuta osservatrice e raffinata conoscitrice della realtà culturale del paese d'origine e del paese d'adozione, in questo romanzo tratteggia con acume le differenze economiche e sociali dell'Inghilterra e degli Stati Uniti degli inizi del Novecento, narrandoci la storia dello scambio tra titoli nobiliari inglesi e ingenti patrimoni americani che, grazie ad accorti contratti matrimoniali, risollevano le sorti di meravigliose tenute inglesi in rovina.
mm

domenica 23 gennaio 2011

La baracca dei tristi piaceri




Helga Schneider


Salani 2009
€ 14,00




In questo libro le parole ci graffiano fino a lacerarci la pelle, il dolore penetra nelle viscere e nelle ossa, martella nel cervello, invade il nostro cuore e tutto il nostro corpo.
Ricordare è straziante, ma necessario. Per questo Herta Kiesel, un’anziana signora tedesca, racconta alla giovane Sveva, scrittrice di successo, la sua storia.
Arrestata a Berlino nel 1943 perché fidanzata con un giovane per metà ebreo, Herta viene internata nel campo femminile di Ravensbrück. Con la promessa di essere liberata da lì a sei mesi, la ragazza accetta di essere trasferita al bordello di Buchenwald, il Sonderbau, “edificio speciale”.
Qui SS tedesche e prigionieri possono, al prezzo di due marchi, usufruire dei servizi delle giovani donne.
A Buchenwald ha il suo laboratorio anche il dottor Carl Vaernet, conosciuto soprattutto per la sua “cura dell’omosessualità”, che sul corpo delle donne e dei “triangoli rosa” misura la "virilità” del regime.
Per anni Herta Kiesel è rimasta in silenzio, sotto il peso del tormento e della vergogna.
Nella Germania nazista la prostituzione era giudicata, per motivi di igiene razziale, un grave reato punibile con la reclusione. Ciò non impedì a Heinrich Himmler di ordinare la costruzione di dieci bordelli nei grandi campi di concentramento, dove prigioniere prelevate soprattutto dal lager femminile di Ravensbrück furono costrette alla prostituzione cotta. Dopo il 1945 l’esistenza di questi bordelli fu messa a tacere. Solo recentemente la Germania si è svegliata da questo oblio, affrontando ciò che per decenni era rimasto un tabù.

Helga Schneider è nata in Polonia e ha vissuto in Germania e in Austria. Dal 1963 risiede in Italia.
Oltre a La baracca dei tristi piaceri ha pubblicato Porta di Brandeburgo, Il rogo di Berlino, Lasciami andare madre, L’usignolo dei Linke, Io, piccola ospite del Führer. Con Stelle di cannella ha vinto il Premio Elsa Morante ragazzi 2003.
marinella m.

Freschi di stampa 8

Saggistica

Roberta De Monticelli
La questione morale
Raffaello Cortina, € 14,00

Sandra Plastina
Filosofe della modernità. Il pensiero delle donne dal Rinascimento all'Illuminismo
Carocci, € 14,40

Clotilde Barbarulli
Scrittrici migranti. La lingua, il caos, una stella
ETS, € 18,00

Judith Halberstam
Maschilità senza uomini. Scritti scelti
ETS, € 18,00

Essere donna in Asia. Diritti, potere, impresa
a cura di Giampaolo Calchi Novati
Carocci, € 25,00

venerdì 21 gennaio 2011

Corpi





Susie Orbach


Codice 2010, €17,00




...osservando la varietà dei gesti e degli ornamenti corporei nel mondo, è facile vedere come esso sia sempre stato espressione di uno specifico periodo storico e di un determinato luogo geografico, sessuale, culturale o religioso. Colli allungati a forza, volti decorati, teste velate, caviglie scoperte, completi eleganti, capelli colorati, braccia tatuate, piedi fasciati, denti d'oro, capi coperti, circoncisioni maschili e femminili o unghie dipinte sono tutti segni di appartenenza a un ambiente culturale specifico. I corpi sono riconosciuti in base ai costumi e al portamento che si addice al gruppo da cui si proviene, a cui si desidera appartenere o con cui ci si vuole identificare. I comportamenti e codici corporei determinano chi siamo. E anche se si potrebbe pensare che non siano intenzionali, dimostrano comunque che il corpo non è né naturale né puro, ma inscritto in una cultura e plasmato da una miriade di pratiche culturali ben precise. È ora possibile vedere che, per molti versi, non è mai esistito un corpo del tutto semplice, "naturale". È sempre stato formato dalle sue designazioni sociali e culturali. Quello che sosterrò in questo libro, tuttavia, è che il discorso culturale odierno indica l'ingresso in una nuova epoca di destabilizzazione del corpo: quest'ultimo è oggetto di una nuova frenesia indotta da forze sociali assorbite e trasmesse all'interno della famiglia, l'ambito in cui si acquisisce per la prima volta una propria percezione corporea.

giovedì 20 gennaio 2011

Un pollo di nome Kashèr




Ricordi del dopoguerra


Liliana Treves Alcalay

Giuntina 2009
€ 13,00


Un pollo di nome Kashèr
è un racconto autobiografico semplice e sincero. Liliana Treves Alcalay narra episodi della sua vita a partire dal rientro a Milano nel giugno del 1945, di ritorno dalla Svizzera, dove la sua famiglia si è rifugiata per sfuggire alla persecuzione nazifascista.
Una storia semplice, ma con molti risvolti significativi. Con una prosa lineare, Liliana bambina, che appartiene a una famiglia osservante, descrive ad esempio i preparativi per la celebrazione dello Shabbàt il venerdì sera, e quasi ci invita a sedersi intorno a quella tavola allestita da sempre nello stesso modo dagli ebrei di ogni parte. La sua famiglia è sefardita, i suoi antenati sono tra quelli che cacciati dalla Spagna (Sefarad) nel 1492 da Isabella la Cattolica, si sparsero un po’ dovunque, ma Liliana donna e ormai affermata musicista scopre dalla madre che tra i suoi antenati vi sono alcuni marrani. Marrano (in spagnolo porco) è il termine con cui venivano designati gli ebrei che, convertiti a forza durante l’Inquisizione, continuavano a professare l’ebraismo di nascosto. Una pagina tragica della storia degli ebrei che la mamma di Liliana testimonia a lei e a noi in modo essenziale, ma non per questo meno efficace.
Liliana adolescente ha ormai compreso che la sua vita sarà la musica, canta e suona insieme alla sua generazione la protesta nelle canzoni di Bob Dylan, Joan Baez, Victor Jara, gli Inti Illimani. Poi un giorno, la svolta.
La madre, nel corso di un trasloco, le consegna un disco di canti chassidici che il padre, morto nel 1967, aveva conservato per lei. Ascoltandolo Liliana prova un’emozione fino ad allora sconosciuta. La voce profonda e struggente del cantore proruppe con impeto nella stanza, come se da troppo tempo fosse stata imprigionata in silenzio ed anelasse solo di librarsi in volo. Decide di dedicarsi alla musica tradizionale ebraica e di farne uno strumento di dialogo e di conoscenza per scoprire come nel cuore dell’uomo comune – qualunque sia la sua storia, la sua cultura, la sua fede – dimorino gli stessi sogni e aspettative, la stessa necessità di vivere in pace.
Nasce, alla fine del libro, il desiderio di ascoltare questa voce e questa musica.
Liliana Treves Alcalay ha già pubblicato la Giuntina tre volumi di Canti della Diaspora e Sefarad (con relative cassette), Melodie di un esilio e Canti di corte e iuderia (con relativo cd.)
marinella m.

domenica 16 gennaio 2011

Storia di Sophie Scholl e della Rosa Bianca




Annette Dumbach,
Jud Newborn

Lindau 2008
€ 22,00

Questo libro è dedicato agli uomini e alle donne di Germania che si opposero.

Il 22 febbraio 1943 Sophie Scholl, suo fratello Hans e Cristoph Probst furono ghigliottinati con l’accusa di altro tradimento. Due mesi dopo la stessa sorte toccò ad Alexander Schmorell, Willi Graf e al loro professore, Kurt Huber.
Tutti studenti universitari, Sophie e gli altri si erano opposti al nazismo diffondendo, prima a Monaco e da lì in altre città della Germania e in Austria, sei volantini in cui denunciavano le nefandezze del regime ed esortavano i tedeschi al sabotaggio e alla resistenza. Chiamarono il loro gruppo di opposizione “La Rosa Bianca”.
Noi non taceremo. Noi siamo la voce della vostra cattiva coscienza. La Rosa Bianca non vi darà pace.
“La Rosa Bianca” non fu un movimento strutturato, né ebbe collegamenti con altre organizzazioni: fu la rivolta spontanea di cinque ragazzi, compagni di studi e amici, che in nome dei principi cristiani di fratellanza e giustizia sfidarono con pochi mezzi a disposizione e autofinanziandosi la potenza del Terzo Reich.
I volantini erano inviati per posta a migliaia di indirizzi da diverse parti della città e trasportati in treno da una città all’altra per essere imbucati. Ogni francobollo incollato era un rischio per la loro vita e lo sapevano, ma ritenevano la libertà il bene supremo, e nel suo nome pagarono il prezzo più alto.
Ogni volta che vedo una rosa bianca, penso a loro due e al loro eroismo in mezzo all’orrore. Ci ricordano che anche nella Germania nazista c’erano giovani, seppure pochi, che rappresentavano quanto di meglio esisteva al mondo… Il coraggio, l’umanità.

Annette Dumbach, giornalista e docente universitaria, ha lavorato a New York, Parigi e Monaco di Baviera, dove attualmente risiede.
Jud Newborn, storico, è uno dei responsabili del Museum of Jewish Heritage di New York. Colabora con numerosi quotidiani americani e israeliani.
marinella m.

giovedì 13 gennaio 2011

Domenica in libreria

Domenica 16 gennaio, alle ore 17,00, presso la Libreria delle donne, Milly Mazzei introduce alla vita e all'opera della poetessa inglese Elizabeth Barrett Browning (Durham, 6 marzo 1806 – Firenze, 29 giugno 1861). In chiusura, letture dai Sonetti dal portoghese nella traduzione di Sara Virgillito di recente ristampata (edizioni Libreria delle donne di Firenze, 1986-2010).

L'incontro si svolge nell'ambito dell'iniziativa Il dì di festa, organizzata da Unicoop Firenze in collaborazione con le cooperative culturali toscane.
L'ingresso è gratuito. Info e prenotazioni: 055 240384 - libreriadonne@iol.it.
Ai soci Coop sarà applicato lo sconto del 10% su tutte le pubblicazioni in vendita.

(nella foto, Casa Guidi, in via Maggio, la casa in cui Elizabeth visse a Firenze, oggi museo)

mercoledì 12 gennaio 2011

Sarah Kofman



Rue Ordener, Rue Labat


a cura di Lisa Ginzburg

Sellerio 2000
€ 7,00


Di lui mi rimane solo una penna, l’ho presa un giorno da una borsa in cui mia madre la conservava insieme ad altri ricordi di mio padre… mi sta davanti agli occhi sul tavolo dove lavoro e mi costringe a scrivere, scrivere.

In poche righe il ricordo dolcissimo di un padre strappatole dai nazisti e morto ad Auschwitz. Rabbino della piccola sinagoga della rue Duc, Berek Kofman fu deportato il 16 luglio 1942.
I Kofman abitano in rue Ordener; la loro vita, scandita fino a quel momento dalle regole e dalle ricorrenze ebraiche, è sconvolta e segnata: nascondigli, fughe, separazioni.
Mentre i suoi fratelli sono sistemati in campagna, Sarah e la madre rimangono a Parigi per tutta la durata della guerra, nascoste nell’appartamento della “signora” di rue Labat, a un passo dalla rue Ordener.
Nasce tra la “signora” e la bambina un legame molto forte, che la allontana dall’ebraismo e da sua madre. Sarah, contesa dalle due donne e strattonata tra due mondi, è scissa tra l’adorazione per la madre “buona” incarnata dalla signora di rue Labat e l’attaccamento insopprimibile per la madre naturale.
Una lacerazione fatale che la porterà a scrivere nella premessa del libro: I miei tanti libri sono stati forse delle vie traverse obbligatorie per arrivare a raccontare “questo”.

Sarah Kofman scrive Rue Ordener, Rue Labat nel 1993. Il 15 ottobre 1994 si uccide.
Nata nel 1934, studiosa di filosofia, psicoanalisi e storia dell’arte, è autrice di numerosissime pubblicazioni.
marinella m.

giovedì 6 gennaio 2011

Persepolis




Marjane Satrapi


Edizione integrale
Rizzoli Lizard, 2007
€ 24,00



È attraverso gli occhi di Marjane, una bambina di dieci anni, che vive a Teheran, ai tempi dello Scià che leggiamo questa storia familiare, una storia di violenza e repressione imposta dal regime integralista instaurato da Khomeini. Attraverso i dialoghi con le compagne di scuola, con la nonna, con la maestra ci appaiono ancora più assurde le imposizioni degli ayatollah: non più jeans, non più musica, l’imposizione del velo e un futuro nero che incombe. Infine il suo esilio verso l’Europa all’età di quindici anni.
calvina