Maria Beatrice Di Castri
Edizioni dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 2011
€ 10,00
Non voglio stare sola / con l'ombra di mio padre / che sale dall'Averno / e non si fa abbracciare. / Ma voglio restar sola / col ricordo di mio padre / ché nel pianto si feconda / anche l'abbraccio alla sua ombra.
Seduti al telaio del mito, con una manciata lucente di verde, che colora questi versi, si assiste alla tessitura di un sudario fatto di poesie dal ritmo pacato, lento. Parole, immagini, gesti quale personale tecnica di elaborazione del dolore, del lutto che s'incontra molto prima della morte come evento.
Con perseveranza interiore e faticosa, il giorno è il momento del tessere il pensiero del proprio padre ancora bello, non opaco, vetro sporco, investito dal dissolvimento della malattia, così da allontanare la morte ed esorcizzare la paura. La notte, invece, vede sfilare Penelope, quel velo troppo pesante che porta alla lenta rassegnazione. Ostinazione che lascia posto alla stanchezza, al disfare per intessere poi nuovamente.
E dopo tanto lavoro, lacrime, arriva il momento di scegliere trattenerti ancorato alla baia dei ricordi o lasciarti al mare aperto.
Ci si allontana dal telaio, si accetta di recidere, di dividersi dove il nome sul marmo gli ridette la nobiltà incisa della sua anima.
A.T.
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