Colombe Schneck
Traduzione di Margherita Botto
Einaudi, 2013
Supercoralli
€ 17,00
Quando Colombe Schneck è alla sua prima gravidanza, la madre Hélène le chiede, nel caso in cui nasca una femmina, di metterle, come secondo nome, Salomé; ma il suo primo bambino è un maschio.
Nel 2003, a due anni dalla scomparsa della madre, Colombe è di nuovo incinta, ed è una bambina. Quando un’amica le suggerisce di chiamarla Salomé, le ritorna in mente la richiesta di sua madre e con in braccio la sua meravigliosa Salomé, decide di ricostruire la storia della sua famiglia per capire cosa accadde nel ghetto di Kaunas, nel lontano ottobre del 1943.
La bisnonna di Colombe, Mary, aveva quattro figli: Ginda, madre di Hélène e nonna di Colombe, Raya, Masa e Nauhum. Sono originari di una cittadina della Lituania, Panevezys.
Quando la famiglia viene deportata nel ghetto di Kaunas, Raya ha una bambina di sette anni, Salomé, e Masa un bimbo di tre anni, Kalman. Ginda invece è in Francia, dov’era emigrata negli anni ’20, per studiare medicina.
È noto che, nella selezione, le madri con figli piccoli non avevano scampo, perché i nazisti le avviavano automaticamente alla deportazione.
A Kaunas solo Raya e Masa si salvano, mentre tutti gli altri componenti della famiglia sono deportati ad Auschwitz, dove moriranno. Perché?
Per rispondere a questa domanda Colombe si mette sulle tracce della sua famiglia e si reca negli Stati Uniti, in Israele e in Lituania.
La nonna Ginda, sopravvissuta senza essere stata deportata, si era chiusa nell’isolamento e nel silenzio. Da sola, senza condividere né con la figlia né con la nipote, aveva portato per tutta la vita il peso di chi sa e non può dire. E ciò su cui la nonna aveva taciuto è che Raya e Masa erano state salvate dalla loro madre Mary che, all’ultimo momento mentre erano in fila per la selezione, aveva preso in braccio Kalman e per mano Salomé, e con i due bambini si era avviata nella fila che andava verso la morte.
Dopo la guerra Raya e Masa si sposarono di nuovo ed ebbero figli e nipoti, amarono sempre la vita grate per la possibilità che era stata loro concessa.
Saputo questo Colombe Schneck trova la strada per sciogliere il nodo di dolore e paura che attanaglia chi sopravvive. Non c’è colpa, scrive. C’è vita da vivere.
Colombe Schneck è nata a Parigi nel 1966. È giornalista e scrittrice. Questo è il suo quinto libro.
marinella m.
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