domenica 23 marzo 2014

Il tuo nome sulla neve


Gnanca na busìa
Il romanzo di una vita scritto su un lenzuolo


Clelia Marchi 

Il Saggiatore, 2012
€ 12.00

 

ho scritto
il tuo nome sulla neve il vento là cancellato.
O’ scritto il tuo nome
sul mio cuore
e lì si è fermato


Clelia Marchi è una contadina del mantovano che per tutta la vita non ha fatto altro che lavorare. A sedici anni si innamora di Anteo, un bel ragazzo dagli occhi azzurri e a diciotto, lo sposa. È stato l’unico amore della sua vita e quando nel 1972, sistemati i figli, i due anziani potrebbero riposarsi e godersi l’affetto dei nipoti, a poco tempo dal loro cinquantesimo anniversario di matrimonio, Anteo muore travolto da un auto.

E io sono come una vite senza l’albero: perché dei due uno muore; una parte, poco una parte del suo corpo di chi rimane è già morto e non c’è altri dolori al mondo che à vedere il marito morire o il compagno della tua vita...

Clelia non dorme più e di notte comincia a scrivere perché è abituata a lavorare e ora scrivere è l’unica cosa che le da un po’ di consolazione.
Racconta della sua famiglia umilissima, della sua vita passata a lavorare la terra, quando si portava gli zoccoli anche d’inverno, quando si dormiva sui materassi riempiti di foglie di granturco essiccate e si mangiava pane e polenta, polenta e pane.
A un certo punto la carta che ha raccolto non basta più, e Clelia prende dall’armadio un lenzuolo del corredo e continua a scrivere sulla stoffa.
La sua vita da sposata, nella nuova famiglia, non è meno dura, le bocche da sfamare aumentano, ma Clelia e Anteo affrontano tutto insieme, piangono i figli persi e crescono quelli che restano.
Con il linguaggio semplice di una donna che ha fatto due classi elementari andando a scuola solo in inverno, Clelia crea quasi un arazzo. Traccia sulla stoffa linee regolari che vanno a comporre rettangoli per riempire tutto lo spazio utile, ma rispettando i margini decorati con nodi d’amore rossi. Clelia numera le righe per facilitare il lettore, ai due angoli pone due fotografie, la sua e quella del marito e dà un titolo al suo lavoro: Gnanca na busìa.
Nel 1985 il lenzuolo è completato e Clelia che vuole che il suo scritto sia letto si rivolge al sindaco del suo paese, Poggio Rusco, che la indirizza a Pieve S. Stefano, in provincia di Arezzo, dove da due anni è stato aperto l’archivio delle scritture autobiografiche degli italiani.
Nel 1992 viene pubblicato e diviene un caso editoriale.
Dell’archivio diaristico di Pieve, dov’è conservato, il lenzuolo di Clelia e Anteo è diventato il simbolo stesso.
marinella m.

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