lunedì 9 dicembre 2013

I figli delle tenebre



 
Anne-Marie Garat

Il Saggiatore, 2013
€ 23,50





È il 1933. Camille Galay, venticinque anni, torna a Parigi.
Ha lasciato gli Stati Uniti dove è cresciuta, dopo la morte dell’amico Jos Nada, falciato da un’auto in corsa. Insieme avevano percorso in lungo e in largo l’Alabama, dove il giovane aveva fotografato i segni lasciati dalla grande depressione.
Camille è l’erede della B&G, il più grande biscottificio di Parigi, che sua nonna, Madame Mathilde, tiene saldamente in mano dalla tenuta di Le Mesnil, con l’aiuto di Simon Lewenthal, direttore dell’azienda e imprenditore con un acuto senso degli affari, uomo di fiducia dell’anziana signora e collezionista d’arte.
Camille è giunta nel Vecchio Continente alla ricerca delle proprie radici; la risposta alle sue domande è là, in quel passato da cui sua madre Gabrielle e suo padre Pierre, l’hanno tenacemente protetta, uniti ancora da un amore appassionato e sopravvissuto, quasi per miracolo, alla Grande Guerra.
In un’Europa che porta ancora le cicatrici del primo conflitto mondiale e sui cui comincia a imperversare la follia nazista, Camille, tra Parigi, Berlino e Budapest, cercherà di placare l’irrequietezza che la tormenta.
Sarà per adempiere alle ultime volontà di Jos Nada che si recherà a Budapest, dove ha passato una parte dell’infanzia, accompagnata da Magda, a cui la lega un’amicizia che, nata quand’erano bambine, non si è mai spezzata. E sarà l’affetto per Magda che la porterà a Berlino, dove cadrà nelle grinfie delle SS e portata nel campo di Orianenburg, alle porte della città.
Sulla sua strada Camille incontrerà molte persone le cui storie apparentemente non hanno nulla in comune, ma il filo che le tiene insieme – il salvataggio dalla Germania di Hitler di uno scienziato ebreo – unirà gli uni agli altri e tutti, a Camille. Sono Elise, timida e coraggiosa libraia, Grete, attrice di cabaret, Pauline, sartina di Chanel, Louvain, l’agente segreto segnato da una cicatrice su un labbro e Simon Lewenthal…
Anne-Marie Garat ci restituisce i pensieri di ogni protagonista, affronta demoni, accoglie paure e speranze. Cesella le parole e, con raffinatezza e grande cura dei dettagli, narra i destini individuali e i tormenti collettivi di un’epoca in cui sarà annientata la dignità delle persone.

Anne-Marie Garat (Bordeaux 1946), dopo aver studiato letteratura francese, si è occupata di storia e teoria del cinema e della fotografia, che oggi insegna nelle scuole della banlieu parigina. Nel 1992 ha vinto il Prix Femina e nel 2000 il Prix Marguerite Audoux per i suoi romanzi; dal 2007 al 2009 è stata presidentessa della Maison des écrivains et de la littérature. Nel 2009 è uscito in Italia Il quaderno ungherese, prologo a questo romanzo.
marinella m.

Nessun commento: