domenica 5 aprile 2009

Elizabeth Barrett Browning

Un maestro italiano che avevo anni fa mi diceva che vi era una parola inglese impronunciabile che mi descriveva alla perfezione, e che pronunciava nella sua lingua, non riuscendovi nella mia... «testa lunga». Senza dubbio il signore intendeva «headlong», «avventata» – e ora che ne ho viste abbastanza da essere domata, si potrebbe pensare che me ne stia buona nella mia stalla. Ma come vedete non è così. Avventata ero in principio, e avventata continuo a essere: mi scaglio a precipizio tra ortiche e rovi di ogni genere invece di seguire la strada – tiro a indovinare il significato delle parole sconosciute anziché cercarle sul dizionario… apro le lettere stracciando la busta, non slego mai un laccio e mi aspetto che tutto si faccia in un minuto e che il tuono sia veloce come il fulmine…


Così Elizabeth Barrett si presentava a Robert Browning in una lettera del 1845: pochi mesi dopo il matrimonio segreto e la fuga che li avrebbe portati a Firenze (e in via Maggio si può visitare la loro abitazione, Casa Guidi, che conserva gran parte degli arredi originali).
Di Elizabeth si possono leggere in italiano i Sonetti dal portoghese (trad. di Sara Virgillito, Libreria delle donne 1986, 2005), il romanzo in versi Aurora Leigh (a cura di Bruna Dell'Agnese, Le Lettere, 2002), D’amore e di poesia. Lettere scelte 1845-1846 (a cura di Ilaria Rizzato, Archinto 2007).

a.bu.

2 commenti:

Anonimo ha detto...
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