La musa barbara
Scritti politici (1788-1793)
Medusa 2009
€ 16,00
Olympe de Gouges è il nome di una delle protagoniste della Rivoluzione Francese, ghigliottinata per il suo dissenso. Le scelte che fece per la sua vita la condussero a Parigi, la portarono a scrivere pièces teatrali, lettere ai reali durante la Rivoluzione, appelli ai cittadini ed alle cittadine di Francia, a sostenere idee e pareri che le procurarono morte per ghigliottina. Leggendo la ricostruzione della sua vita nel romanzo di Cutrufelli La donna che visse per un sogno (Sperling e Kupfer 2008) viene da chiedersi perché non sia fuggita, avendone la possibilità ed avendo scoperto durante la prigionia di aspettare un figlio. Forse la risposta è nella sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina del 1791: una donna ha il diritto di morire sul patibolo ed ha, altresì, quello di salire sulla tribuna.
Olympe non rinunciò mai a contrastare la violenza politica e morale di Robespierre, non rinunciò mai alla legittimità del suo pensiero ed al suo diritto di parola. La sua attualità è scottante, e sempre attuale è il suo incoraggiamento a scostarsi dal pensiero di una maggioranza che non ama le differenze.
La Musa barbara. Scritti politici (1788-1793) è la raccolta dei suoi discorsi pubblici e delle sue lettere, rivolti al re Luigi XVI, alla regina Maria Antonietta, ai componenti dell’Assemblea costituente, ai cittadini e alle cittadine di Francia. A volte questi testi possono sembrare superati o, almeno per me, poco condivisibili, ma rivelano una storia della Rivoluzione che si fa altrimenti fatica a ricostruire dalle letture correnti su quel periodo storico, soprattutto se non si è storici attenti alla storia culturale e politica.
Il racconto della quotidianità della Rivoluzione richiama la ricostruzione giornalistica dell’evento recente e improvviso che provoca commenti. La varietà dei destinatari delle sue lettere rivela l’anticonformismo e la chiarezza con cui tutti sono cittadini e protagonisti del cambiamento. In questo senso si tratta di uno stile femminile che non parla agli “addetti ai lavori” o alle categorie alleate.
I cittadini sono maschi e armati, come si coglie dall’inno nazionale, e allora ancora di più colpisce l’articolo 3 della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (pubblicata nel 2007 da Il nuovo melangolo): Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione, costituita dall’unione della donna e dell’uomo: nessun corpo né individuo può esercitare un’autorità che non ne derivi espressamente: affermata la differenza, si disarticolano i ruoli individuando i termini “corpo” e “individuo” a indicare l’unicità e l’essere, non solo mentale ma, appunto, corporeo.
m.l.
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