Il tragico destino di tre donne ebree
Isabel Vincent
Garzanti 2008
€ 17,50
Smisero di recarsi nel cimitero di Inhauma, un fatiscente sobborgo di Rio de Janeiro, quando morì l’ultima di loro…
Sofia Chamys, Rachel Liberman e Rebecca Freedman erano tre di loro.
Siamo a cavallo tra la fine dell’800 e i primi del ’900, negli shtetl dell’Europa orientale regnano la miseria, la fame, la malattia. Migliaia di adolescenti, ingannate con finti matrimoni da giovanotti ebrei profumati e benvestiti, vengono tradotte in Argentina e in Brasile dove, dopo inaudite e ripetute violenze, vengono avviate alla prostituzione. Le polacas, come erano chiamate le prostitute ebree, sono costrette a vendersi in luridi tuguri ai peggiori miserabili. Ridotte a carne da macello costituiscono, con la loro pelle color madreperla, fonte di lauti guadagni per i protettori.
Fummo costrette a fare tutto da sole.
Ripudiate dalle comunità ebraiche perché donne di malaffare, le polacas di Rio decidono di garantirsi almeno una degna sepoltura secondo il rito ebraico. Nel 1906 fondano la Società della Verità, acquistano un pezzo di terreno da adibire a cimitero e un appartamento da adattare a sinagoga.
Rebecca Freedman è la donna, tra loro, che presiede al tahara, la purificazione dei cadaveri prima della sepoltura… E Rebecca, con religiosa devozione e infinita umana pietà, lava e rilava i corpi delle sorelle fino a quando esse non sono pure.
Un libro toccante questo di Isabel Vincent, che per scriverlo ha impiegato cinque anni, cercando i documenti negli archivi della polizia, dei municipi, delle comunità ebraiche. La crudeltà perpetrata nei confronti di queste donne ci muove dolore e rabbia. La stessa rabbia e lo stesso dolore che ci prende oggi ogni volta che un corpo di donna o di uomo, in qualunque parte del mondo, è violato. Porteremo la mimosa al cimitero di Inhauma.
marinella m.
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